Spazio Barbaro e l'anno che verrà
Sconsigliato ai moralisti incalliti
di Nanni Barbaro - 30 dicembre 2024 18:07
I propositi per l’anno che verrà? Giusti, sacrosanti, speriamo pure veri e sinceri. Ma gli spropositi dell’anno che è appena passato che facciamo, li mandiamo tutti in prescrizione?
E si perché, se non si fa una disamina onesta sugli errori passati, i buoni propositi per il futuro non sono altro che il loro riproporsi con l’aggravante della maggiore pericolosità perché col passare del tempo, gli errori mai emendati, finiscono per essere considerate virtù.
Ne faccio qualche esempio:
PROMETTO CHE:
Ascolterò meno musica di merda ma non mi passa nemmeno per l’idea quella di ascoltare della buona musica
Userò qualche ora in meno il cellulare per non isolarmi troppo dal mondo ma non prometto di riempire queste brevi vacanze elettroniche parlando di più coi miei genitori e con gli amici
Mi riprometto di comperare merce con minori imballi e confezioni smaltibili nella differenziata ma non garantisco di resistere alla tentazione, se mi viene fatta, di gettarli per strada
Cercherò di usare meno l’automobile e di più i piedi e i mezzi pubblici ma non posso garantire di resistere alla tentazione di inventarmi le scuse più inverosimili: fa troppo caldo (e non è vero perché ci sono 23 gradi). Fa troppo freddo (e non è vero perché ci sono sempre 23 gradi). Potrebbe piovere (e non c’è una nuvola visibile manco dal satellite da Roma in giù). Potrebbe guastarsi il bus (e perché, dici che non ne mandano uno di ricambio o pensi che il servizio pubblico a Reggio sia limitato a un solo mezzo che percorre la città in lungo e in largo?) Potrebbe tagliarsi la catena della bicicletta (la cosa accade più o meno con la stessa frequenza del passaggio delle comete). Potrebbe venirmi un infarto (e si perché stare stravaccati a letto, invece, ti fa il fisico di Ben Johnson e il cuore di uno scalatore dell’Everest). Potrebbe rompersi il tacco (Bene: proveresti l’ebbrezza di camminare danzando come in “Singing in the rain”)
Mi ripropongo di non usare i social come una clava e di leggere bene un argomento prima di scrivere un commento a cazzo e fuori luogo ma non garantisco che magari una digestione complicata o il pacchetto di sigarette vuoto non mi faccia ricadere in tentazione.
A proposito: potrei persino smettere di fumare (Perché “potrei persino”, cretino? Dì piuttosto “smetto e basta” perché i tumori sono in tumultuoso aumento e se non è detto che lo scansi anche se non hai mai fumato non mi sembra il caso di dargli una mano fumando come un deficiente e spendendo tanto quanto ti basterebbe per pagare la rata del mutuo di una casa a Bocale)
Potrei migliorare la mia grammatica e la sintassi. O, se le possedessi (già il fatto che scriva “possedessi” invece che “se le possedevo” dimostra che se vuoi puoi) non mi vergognerò di usarla in ogni circostanza.
Potrei smettere di fare il cretino e scrivere apposta degli strafalcioni solo per il gusto di fare incazzare gli ortodossi della lingua (e sta attento perché il Barbaro che sta scrivendo questo articolo è uno di quegli ortodossi rigidi e ai limiti del fondamentalismo e non la passi liscia)
Potrei tornare a parlare il dialetto, per riscoprirne la bellezza, l’ironia e il dramma ma non posso assicurare che quando non mi ricordo una parola non la prenda dall’italiano e crei mostri lessicali aggiungendo una “u” finale
Potrei decidere di fare la mia parte per quanto riguarda la segnalazione di disservizi, gli incendi dolosi, gli abusi di ogni specie mettendo da parte fatalismo e scaricabarile e entrando in piena modalità “cittadino attivo” ma non posso garantire di non ricadere nella comoda scorciatoia dell “a Riggiu non c’è nenti”
A Riggiu c’è tuttu, mancano solo i reggini!
Buon Anno
Nanni Barbaro