Spazio Barbaro: posturale reggina
Un altro micidiale colpo del nostro Nanni
di Nanni Barbaro - 02 dicembre 2024 11:00
Se vi dicessi che ho girato il mondo mentirei: il massimo dell’estero è stato Parigi e San Marino. Città del Vaticano da sopra il cupolone. Di sicuro però ho girato molte città italiane dal Nord al Sud della Penisola, Centro compreso e vi posso garantire (provare per credere) che nessuna città d’Italia si distingue dall’altra quanto al modo di muoversi e di gesticolare del cittadino medio.
Nessuna eccetto una: la nostra. Reggio. Voi sicuramente non ci avrete mai fatto caso, forse anche perché appartenete a pieno titolo alla categoria, ma la postura del riggitano non ha eguali in Italia, in Europa e probabilmente nel pianeta. Non saprei dirne il motivo; ignoro le possibili cause neurofisiologiche ma il riggitanu col passare del tempo tende… ad arcuarsi, anche se non corre nessun difetto genetico collettivo riconosciuto dalla Ricerca (e chissà che dopo questo articolo qualcuno non pensi seriamente ad avviarne una specifica).
Il reggino, a partire dalla prima giovinezza, quando avrà compiuto il primo ciclo di apprendimento relativo al Comandamento più osservato (Undicesimo: non sudare) e dopo essere bene avviato sulla consuetudine che necessariamente deve affiancare il suddetto comandamento, cioè il fumo, comincia, dapprima impercettibilmente, poi in forma più marcata, ad assumere una postura ad arco, che lo porta a sospingere in avanti il tronco e a flettere il collo verso giù, come vittima di una cervicalgia cronica che lo affliggerà fino alla morte.
A cosa sia dovuta questa inclinazione (nel vero senso della parola) collettiva, che colpisce prevalentemente la popolazione maschile, come ho già detto, non è noto. Si possono solo fare delle congetture: Probabilmente è legata proprio al fumo? Il reggino fuma con un sussiego quasi erotico: non aspira il fumo, lo sorseggia. La lunghezza media di una sigaretta va intorno agli 8-10 centimetri? In mano a un riggitanu essa sembra lunga il triplo e destinata a non esaurirsi prima di mezz’ora.
La posizione arcuata quindi farebbe pensare a una particolare preoccupazione che la cenere che viene scrollata non vada a depositarsi sul vestito. Infatti lo scrollamento avviene a circa un metro di distanza dal corpo, mai controvento e nella maniera più teatrale possibile. Egli poche volte solleva lo sguardo in alto e giusto per sincerarsi che il vento non sia contro, se è il caso di munirsi di ombrello o cercare il primo riparo possibile o di maledire il sole quando c’è gran caldo.
Sempre per via della postura ad arco il riggitano non guarda, sbircia e se quel che vede lo attira, il suo sguardo diventa penetrante e fisso come una radiografia (se si tratta di donne attraenti, di gente che non ha mai visto o di gente che vuole avvicinare dalla radiografia si passa alla Tac). Se stiamo parlando di una vedetta della ndrangheta, si passa alla risonanza magnetica con trasmissione simultanea dei dati.
Devo specificare che l’arcuamento non riguarda solo il collo ma anche le spalla e di riflesso le braccia, in una postura generale che tenderebbe a far pensare a un individuo pronto ad entrare in azione per qualsiasi incombenza, che sia un salvataggio in mare, il sollevamento di grossi pesi o un intervento meccanico risolutivo. Niente di tutto questo: il riggitano arcuato sviluppa come massima espressione aerodinamica quella di prendere a braccetto qualcuno cui deve confidare un segreto o chiedere una raccomandazione. In tutti gli altri casi, lo sguardo sarà sfuggente, occasionale, persino schifato.
La somma delle due operazioni suddette, arcuamento e fumo, trovano la loro massima sintesi qualora doveste imbattervi nella peggiore iattura cui essere umano può essere sottoposto in tempo di pace e nella quale il riggitano è maestro indiscusso e inarrivabile: la passiàta con sosta, che consiste in un supplizio che può durare da un minimo di un’ora a un massimo di mezze giornate. L’inizio è subdolo: dapprima si procede abbastanza speditamente per circa cinquanta metri, giusto il tempo per stendere le premesse dell’argomento.
Dopo di che comincia la tortura: prima la salda presa sottobraccio, poi qualche parolina sottovoce a distanza tale da fare apprezzare l’alito da sciacallo in avanzato stato di decomposizione e poi via col solfeggio delle soste, una ogni cinque passi, durante le quali il riggitanu si distacca circa un metro (con grande sollievo per l’olfatto e la mucosa gastrica) e comincia la sceneggiata: Sfilza di argomentazioni, ovviamente tutte a suo favore e durante le quali accende ogni tipo di virtuale e potentissimo riflettore sulla grandezza morale e sull’acume intellettivo della sua persona e con sguardi panoramici tesi ad accogliere quanti più sguardi e plauso popolare possibili, cani e mendicanti compresi.
Non è passata che mezz’ora e già avvertite la medesima stanchezza che se foste andati alla madonna della montagna a piedi nudi, sotto il sole cocente e senza borraccia. Quando la discussione si conclude e il bacio finale sulle guance è abbondantemente irrorato di sciacallo, sarete voi a ritrovarvi fortemente arcuati e sciatalgici quasi a livello di esigenza di pronto soccorso e se riuscite a salire in macchina ed arrivare a casa senza causare incidenti gravi, avrete appena il fiato sufficiente per spiegare ai congiunti: “Sono stato a Reggio, ho incontrato un amico!” e vi abbattete pesantemente sul divano. Non per un telegiornale, ma per una serie netflix che duri minimo tre mesi e che nel frattempo qualche arcuato perda la vita ed esca definitivamente dall’elenco degli amici incontrabili.