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Dagli altari antichi alle ombre della crudeltà: un'analisi della relazione tra uomo, animali e violenza

Episodi violenti sugli animali sempre più frequenti: la parola all'esperto

di Vincenzo Maria Romeo - Pisichiatra Psicoterapeuta- - 21 gennaio 2024 11:24

REGGIO CALABRIA - L'antico rispetto per la vita animale, incarnato da sempre nei riti sacri delle più antiche civiltà, sembra essersi trasformato nel XXI secolo in una indifferenza spesso crudele. La moderna violenza sugli animali si manifesta in forme come la caccia illegale, l'allevamento intensivo e l'uso indiscriminato di animali nei laboratori, oltre che come negli ultimi allarmanti casi di cronaca la deliberata azione di violenza come capitato a Palermo e a Bari. Il libro Sapiens: Da animali a dei; di Yuval Noah Harari ci guida nell'evoluzione del rapporto tra uomo e animale nel corso del tempo, evidenziando la transizione da una interdipendenza armoniosa a una dominanza spesso disumana. Eppure gli animali, fin dalle più antiche costellazioni egiziane, erano individuati come famigli e quindi incarnazioni degli dei, o ne erano l’effige.

Le divinità egizie

Il dio Thoth, per esempio, era associato all'ibis, mentre il dio Ra, simbolo del sole, era rappresentato come un falco. Queste associazioni non erano semplicemente simboliche, ma implicavano che l'animale stesso fosse una presenza sacra, con templi e rituali dedicati a onorare la divinità incarnata. Alcune divinità dell'antico Egitto, poi, erano totalmente animali nella loro forma e carattere. Bastet, la dea della casa, delle donne e della fertilità, aveva sembianze feline, mentre Sobek, il dio della fertilità e dei fiumi, era raffigurato con testa di coccodrillo. Queste divinità non solo influenzavano aspetti specifici della vita quotidiana, ma erano anche oggetto di adorazione attraverso rituali e festività. 

Significati e simbologie di contatto

Le antiche civiltà, in generale, si orientavano al rapporto con gli animali su ambiti di: Propiziazione e Gratitudine - In molte culture antiche, il sacrificio di animali era considerato un mezzo per propiziare gli dei o per esprimere gratitudine per i favori ricevuti. gli animali venivano offerti come dono agli dei in cambio di protezione, prosperità o buona sorte, e questo atto simboleggiava un patto reciproco tra gli uomini e le divinità. Rituale e Sacralità - Il sacrificio animale era spesso un atto ritualizzato, svolto con precisione e seguendo cerimonie specifiche: i sacerdoti o le persone designate erano responsabili di condurre il rituale in modo che gli dei fossero adeguatamente onorati, e gli animali coinvolti erano selezionati in base a criteri specifici, come la purezza o la simbologia associata alla divinità. In alcuni casi, il sacrificio di animali era collegato al concetto di trasferimento di colpa: gli animali offerti venivano considerati portatori dei peccati o delle difficoltà della comunità, e il loro sacrificio rappresentava un modo per liberare la comunità da tali carichi.

Conservazione del Cosmo 

In molte religioni antiche, si credeva che il mondo fosse mantenuto in equilibrio attraverso determinati rituali, compresi i sacrifici: il rinnovamento ciclico della vita attraverso il sacrificio era visto come essenziale per garantire la continuità dell'ordine cosmico. Dalle origini di questi significati, il mondo ha pian piano accostato il suo rapporto con gli animali, tendendo da una parte a volerli rendere necessariamente “addomesticabili” e “da compagnia”, li dove per ovvia struttura intrinseca relegare l’ istinto di preda o di libertà di alcuni diviene un vezzo troppo umanizzante e strumentale (non si possono pensare tutti come animali da compagnia per le necessità dell’ uomo di averla, piu facilmente dagli animali che non da un suo simile), dall’ altra parte estrinsecando invece agiti di verticalità che oggi, in un modo che vogliamo sia civile e civilizzato, non ammette deroghe.

Una visione psicologica e psichiatrica del fenomeno

C’è di sicuro una prospettiva psicoanalitica profonda che lega uomini ed animali in questa dinamica complessa. Di sicuro l'istinto di morte (Thanatos), suggerisce che la violenza può derivare da pulsioni inconsce di distruzione e dominio, come anche la proiezione, quale meccanismo di difesa, potrebbe giocare un ruolo chiave nella violenza sugli animali: proiettare i conflitti interiori, le frustrazioni o la rabbia sugli animali, sfruttandoli purtroppo come sfogo per le proprie tensioni psicologiche. Senza dubbio la mancanza di empatia è un tratto psicologico che può contribuire alla violenza verso gli animali: è come se chi agisse contro di loro sperimentasse una disconnessione emotiva rispetto al dolore e alla sofferenza degli animali, consentendo così comportamenti aggressivi senza il peso della compassione. Non ultima come lettura, forse quella più psichiatrica: traumi Infantili ed il ciclo della violenza. Diverse letture psicoanalitiche suggeriscono che esperienze traumatiche durante l'infanzia possono essere correlate alla manifestazione di comportamenti violenti in età adulta: individui che hanno subito abusi o trascuratezza potrebbero riflettere il loro dolore sugli animali come espressione del proprio trauma non elaborato.

Egocentrismo pericoloso

Senza dubbio, appare incidente questa tendenza attuale alla strumentalizzazione di questi abietti agiti per visibilità e notorietà: riprendersi e farsi riprendere, se ad oggi è quasi diventata una necessità sociale, palesa in comportamenti di questo tipo una deturpante aberrazione che denota egocentrismo talmente spinto da rivendicarsi anche su logiche sadiche quali la violenza sugli animali. Fare notizia perché lancio in una fontana un gatto non è forse una conferma di vacuità di contenuto delle generazioni post digitali? Può essere la notorietà il volano per tale assenza di critica? Ecco che allora la violenza sugli animali diviene un problema serio e fortemente attuale, e gli eventi di cronaca spesso mettono ormai in luce casi scioccanti di maltrattamenti e crudeltà nei confronti degli animali, includendo abusi domestici, caccia illegale, sfruttamento in attività illegali come il combattimento di cani o il traffico di animali selvatici, nonché la violenza gratuita senza un motivo apparente per come da recente cronaca nazionale appunto.

L'urgenza di intervenire

È importante esaminare come queste dinamiche si intreccino con la cultura, l'istruzione e la legislazione. Un aspetto critico nella lotta contro la violenza sugli animali è senza dubbio la valutazione di leggi efficaci e pene adeguate per coloro che commettono atti di maltrattamento: gli eventi di cronaca mettono forse in evidenza alcune lacune esistenti nel sistema legale e la necessità di rafforzare le leggi per garantire una maggiore protezione agli animali. Rispetto a questi aspetti, senza dubbio rimane necessaria una sensibilizzazione pubblica che riesca, ad innescare e ad influenzare l'opinione pubblica, e a promuovere la consapevolezza, purché sia accurata, etica e mirata ad “educare” culturalmente ed emotivamente il pubblico, invece che sensazionalizzare gli eventi come spesso purtroppo accade, e che possa innescare “sane” reazioni emotive e di posizione, utili a chiedere un cambiamento delle politiche di approccio alla tematica, e che di rimando aprano ad una rivisitazione delle pratiche socio-culturali della società.

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