SPAZIO BARBARO - I ciclisti della domenica
Una divertente "passeggiata" nel mondo del ciclismo reggino
di Nanni Barbaro - 10 marzo 2024 11:37
Benemerita categoria senza la quale i nostri risvegli domenicali sarebbero monotoni, tediosi e persino a mattinata inoltrata. Loro no, loro esistono per scongiurare tale poco salutare incombenza: questi variopinti signori, che sembrano aver perso la strada del Tour de France, si incaricano di farci sapere che anche di domenica svegliarsi presto al mattino fa bene alla salute, sia alla loro che pedalano che a noi che per colpa loro ciabattiamo casa casa ponendo severe e drastiche domande ai santi di lassù sul perché garantiscono la loro sopravvivenza e soprattutto sul perché gli automobilisti li schivino e i meteoriti non ne becchino mai uno.
Non è colpa delle loro bici, ovviamente: esse non emettono altro che un delicato frullar di raggi che sembra un lontano cinguettio di uccelli. La colpa è delle selle e di chi ci è seduto sopra che, di prima mattina, abbigliato/attillato come se dovesse sfidare chissà quale aerodinamica con ste strade del cavolo che abbiamo e sti tombini che se ne schivi otto su dieci sei pronto alla Parigi-Dakar, si sente in dovere di mettere al corrente, la popolazione allettata, degli affaracci suoi settimanali conversando col ciclista accanto a volume da discoteca.
La strada, la mattina di domenica, è deserta e (purtroppo) priva di autisti ubriachi ostili pregiudizialmente alle due ruote, perciò il forbito eloquio dei ciclisti è perfettamente udibile due chilometri prima che ti passino sotto il balcone. Solitamente viaggiano in formazione, tipo Frecce Tricolori, e qualche volta quelli esterni schivano di un pelo un Bmw lanciato a 170 sulla corsia opposta, che avevano peraltro artatamente invaso; e quelli dalla parte interna non sempre schivano in tempo i mostruosi dislivelli tra asfalto e marciapiede (molto raro che il marciapiede sia più alto dell’asfalto, come in genere avviene nelle città ordinarie del pianeta.
A Reggio e dintorni esistono delle vere e proprie scarpate, frutto di duecento asfaltature stratificate e zero scarificazioni: sono assolutamente contro la nostra religione, le scarificazioni. Scherzi?). Gli argomenti in oggetto alle diatribe dei ciclisti domenicali non sono molto variegati: il più gettonato ovviamente è l’elenco roboante di record di chilometri, velocità e progressione in salita, anche con pendenze dichiarate superiori al 40%. Ovviamente nessuno dei co-pedalanti è mai stato testimone di cotante imprese, quindi bisogna credere o sulla parola o sull’Anuri i so mamma del narratore.
Secondo argomento il sesso: ora qui non è il caso di scendere nei dettagli per ovvie ragioni ma si ha tutto il diritto di chiedersi ove trovi la forza di pedalare, di domenica mattina peraltro, un signore che si dichiara reduce vittorioso da furibondi cunnilingus e sei o sette tecniche desumibili dal glorioso Kamasutra. Terzo argomento: la frode fiscale, a vantaggio o a danno del narratore. Lo si evince dalle qualità che attribuisce al suo commercialista, se è a suo vantaggio. Alla di lui moglie se il commercialista lo ha fottuto. Ovviamente si premura di quantificare al centesimo le cifre lucrate e ridurre drasticamente l’entità di quelle perdute.
Domanda: dove vanno? A sentir loro il traguardo prefissato è minimo Falerna (verso Nord). Minimo Siderno (se verso Sud) ma ciò non spiega sufficientemente il fatto che li vedi in orari di ritorno da mete che verso Nord non possono essere state oltre Cannitello e verso Sud tra Bocale ed Annà. Non lo sapremo mai, non ce lo diranno mai. Tutto il resto, tra gran premi della montagna, imprese scopatorie e lleciti fiscali, lo conosceremo a menadito. Basta svegliarsi presto la mattina di domenica. Non occorre puntare la suoneria. Ci pensano loro.