Eventi, costume e società

SPAZIO BARBARO - Con un No ti impicci

a volte il “No” assume dei connotati da commedia dell’arte o da thriller.

di Nanni Barbaro - 11 febbraio 2024 08:51

A Reggio la parola “No” esplicita non esiste e non esisterà mai. Al massimo potremo incontrare la parola “Forse” ma è un evento raro pure quello. Vengo e mi spiego: tu inviti un amico o amica a un evento? Nella stragrande maggioranza dei casi, fosse anche per puro spirito di cortesia, verrebbe istintivo a tutti dire “Si, certo!” ma il subconscio e la pigrizia atavica, spesso all’unisono, sottintendono un “No” anche se quel giorno non devi fare assolutamente niente. Al massimo verrà fuori un “forse”. Ma non è del piano motivazionale che intendo parlare bensì di quello espressivo, esplicito. In poche parole del come si dice, a Reggio, la parola “NO”.

Essa diventa esplicita nella misura in cui l’evento non ti riguardi proprio direttamente, nel senso che proponi un evento altrui e magari fai intendere che la cosa in fondo non sia poi tanto interessante. E quindi scatta il secondo “nella misura in cui” perché l’interlocutore soppesa e valuta quanto a quell’evento tu ci tenga: più vedono che ci tieni e più la risposta sarà assai simile a quella che darebbero se l’evento riguardasse te in prima persona e se addirittura ne fossi il protagonista, tipo se presenti un libro, se esponi una mostra personale, se canti o suoni, se cucini ricette tradizionali ecc.. In tal caso il “No” sottinteso assume dei connotati da commedia dell’arte o da thriller. La risposta più gettonata è: “se riesco a liberarmi vengo!”

E allora ti viene il dubbio: Da cosa? Chi ti tiene in vincoli, figliolo? Chi ti ha chiuso in una segreta medioevale e sei li come il Conte di Montecristo a l’Abate Faria e scavate un tunnel con un cucchiaio di latta per garantirvi la fuga e correre trafelati all’evento? Sei legato a tredici giri di fune a una sedia al centro del tuo salotto e hai attorno consorti e figli con l’ascia da guerra che ti girano attorno pronti a riempirti di frecce tipo puntaspilli?

Le tue riunioni di lavoro si tengono nella sala degli interrogatori di un carcere di massima sicurezza e devi trovare il modo di svignartela dal primo pertugio disponibile? Sei a un evento religioso e se osi abbandonarlo scatta la scomunica con bolla papale tipo Lutero, con una Pec? Sei sottoposto a sequestro di persona a ore in qualche forra di Perlupo ma conti di eludere la sorveglianza dei sequestratori e scappare lacero e maleodorante verso l’immancabile evento? Hai da fare con parcheggi complicati ed aspetti l’arrivo di un Chinook (elicottero a doppia pala) che venga a prelevarti e ti depositi nel parcheggio del luogo dell’evento? Non lo sapremo mai.

Altra risposta classica: “Si, certo…aspetta, che giorno è?” Hai voglia a precisare: qualunque giorno non è buono, per te, ma fa la faccia contrita per cercare di convincerti che non lo è nemmeno per lui: “mannaggia, lunedì la bambina è a danza. Martedì faccio il rientro, Mercoledì ho il bambino a inglese. Giovedì devo portare mia mamma a fare terapia. Venerdì sono senza macchina. Sabato pizza con la famiglia”. A quel punto, posto che l’evento cada di domenica, con che cuore implori la presenza di un povero cristo che ha avuto una settimana così impegnata?

Terza risposta: “Sono fuori Reggio”, che è la frase classica implicante molti altri sottintesi oltre a quello che potrebbe semplicemente significare che è a Villa o da Lazzaro in poi, quindi realmente fuori dal comprensorio comunale reggino. Può voler dire, per esempio: “abito a Reggio ma appena posso mi involo o mi in treno verso luoghi più civili ed evoluti dove il mio misconosciuto genio trova il giusto apprezzamento. Ergo, che cavolo mi frega a me del tuo evento da provinciali?”. “Ho amicizie e relazioni importanti, così tanto che non li potrei citare per non passare da spaccone o per non essere intercettato dalla Dia” Ecc.ecc.ecc.

Insomma, avete capito il senso: sta città è un continuo ribaltamento semantico. L’antico detto recita “con un si ti impicci, con un no ti spicci” A Reggio è l’esatto contrario: dire di no è molto più faticoso e complicato di quanto si creda. Salute a tutti e state certi che continuerò a scrivervi anche se ho tutti i pomeriggi e le serate impegnate e se fossi fuori Reggio