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Spazio Barbaro: 'arrivau u ferragostu

Un viaggio insieme a Nanni per scoprire come è cambiato u Ferragostu

di Nanni Barbaro - 15 agosto 2024 09:58

Reggio Calabria - Come sono cambiati i tempi e com’è cambiato il Ferragosto! O meglio: sicuramente in una caratteristica non è cambiato per nulla, nel senso che contende, con Pasqua, Natale, Capodanno e la Pasquetta non goduta, il primato della Giornata Più Noiosa Dell’Anno. Studi scientifici molto dettagliati hanno dimostrato che il picco dei pensieri suicidi o comunque dei ripensamenti circa l’inutilità della vita venga raggiunto proprio in questi giorni fatidici. Ne erano immuni solo le persone anziane di un tempo perché la loro vita, dalla pensione in avanti, riusciva a stabilizzarsi su un diagramma piatto di consuetudini talmente immutabili che riuscivano ad attraversare senza oscillazioni psicologiche di sorta ogni festività, fosse essa nazionale o patronale. Del resto, erano passati indenni da terremoti e guerre, cosa volete che gliene fregasse di un banale tedio festivo?

Per fortuna il tutto era parzialmente compensato dalle trepidazioni delle Vigilie, soprattutto se associate alle allegre sfornate dei dolci tradizionali come petrali, cuddhuraci, torroni e pastiere.

 I cambiamenti rispetto ai vecchi Ferragosto, su altri piani, sono molti e ben altri: la prima è la temperatura, che magari non è aumentata di moltissimo rispetto alla media stagionale ma è subentrato il tormentone della “temperatura percepita”. Sono almeno vent’anni che ce la fanno a pignolata (ecco il dolce che avevo dimenticato prima!!) con sto incubo della temperatura percepita. Se si era d’inverno e la temperatura era intorno ai dieci gradi fuori, in casa doveva per forza essere “percepita” come fossimo in un igloo senza finestre e con gli orsi polari che imploravano di entrare per sedere davanti al braciere. 

D’estate, una temperatura esterna di 27 gradi doveva essere “percepita” come se avessimo preso residenza temporanea in un cratere dell’Etna poco prima dell’eruzione.

Il bordello è che col passare del tempo le temperature “percepite” sono diventate reali e, esattamente come oggi che è Ferragosto, non “percepiamo” circa 40 gradi ma ce li abbiamo veramente e, al contrario, ci toccherà uno sforzo di concentrazione immane, in inverno, per “percepire” i dieci gradi di cui sopra perché saranno verosimilmente il doppio. 

Un tempo si diceva che il Ferragosto cominciava a far presagire l’Inverno. Una convinzione che ora è diventata incerta e inaffidabile persino per l’Immacolata.

Si è visto durante l’inverno scorso: gente che millantava “freddo insopportabile” senza nessuna prova a carico. C’era chi parlava di “caminetti sempre accesi” ma se approfondivi poi scoprivi che erano “sempre accesi” per un massimo di 48 ore. I venditori di bombole hanno pianto miseria e quelle di legna e carbone manco caricavano più Api e furgoni e quel poco che utilizzavano era solo per “uso personale”, tipo marijuana.

Le classiche signore impellicciate, che in altri tempi sarebbero state guardate con invidia e soggezione, ora scatenerebbero risate sgangherate e pesanti battute di scherno.

I Ferragosto di un tempo significavano soprattutto Gambarie, presa di assalto in ogni settore: le radure boschive attigue alla strada diventavano letteralmente coperte di fauna umana, talmente fitta che spesso e volentieri alcuni commensali di un nucleo familiare finivano per ritrovarsi a un altro desco senza sapere ne quando e ne come e c’era un tale pullulare di bambini che molte mamme saltavano il pasto per andare a ricomporre la prole. La fontana di Tre Aie risultava invisibile pure ai satelliti, tanto era la gente che vi si assiepava con ogni genere di contenitore.

Gambarie a ferragosto diventava la Mecca dei saturi di mare e sole, la variante civettuola di un popolo che si poteva permettere il rarissimo lusso di avere mare e montagna a due passi ed era l’emblema stesso della frescura assicurata. Oggi, son diventate due le frasi più ricorrenti: 1) “U mari è caddu a tutti i parti ormai” 2) “mancu ‘e Gambarii faci friscu cchiù!”. 

Due esclamazioni che lasciano trapelare una disillusione senza fine per il futuro della nostra provincia. Il caldo si sta lentamente impossessando delle nostre vite estate e inverno e comincia a diventare sempre più diffusa pure una terza esclamazione, quella che davvero chiude le porte a ogni speranza: “ora ndi manca sulu u terremotu….Puru l’autonomia differenziata ndi ncuddhàru!!! Undi c***u aimi a gghiri cchiù?”

Non è per consolarvi, cari concittadini, ma se oggi, come è prevedibile, vi siete sduvacati a Gambarie come uno sciame di cavallette non esagerate con satizzu e spiedini vari, nemmeno con gli alcolici sennò veramente la “temperatura percepita” andrà ben oltre i 40 gradi pure nel più folto del folto dei boschi. Soprattutto, lasciate pulito il posto dove avete bivaccato: