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Giornata internazionale dei disturbi alimentari: La parola all'esperto

Intervista a Prof. Vincenzo Maria Romeo - Psichiatra e Psicoanalista, Coordinatore dei Centri Food for Mind di Reggio Calabria e Vibo Valentia

di Elisabetta Marcianò - 15 marzo 2025 13:11

A livello nazionale, i disturbi alimentari interessano una percentuale significativa della popolazione, in particolare tra le giovani donne. Si stima che circa l'1-2% delle donne adolescenti soffrano di anoressia nervosa, mentre la bulimia nervosa colpisce circa il 3% delle giovani adulte. Il binge eating disorder, pur essendo meno conosciuto, è il disturbo più comune, con una prevalenza che si stima tra il 2 e il 3%. Per quanto riguarda la Calabria, la situazione è purtroppo simile a quella del resto d'Italia, con una crescente incidenza di questi disturbi anche tra la popolazione giovanile, non solo nelle grandi città, ma anche nelle realtà più rurali. La nostra regione, come altre, sta vivendo un incremento dei casi di disturbi alimentari, e l'accesso a cure adeguate resta una delle principali sfide. Abbiamo incontrato il professor Romeo per un approfondimento.



Buongiorno, Prof. Romeo, grazie per aver accettato questa intervista. Oggi  è la Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla, dedicata ai disturbi dell’ alimentazione e della nutrizione. 

C’è stato un cambiamento nella terminologia utilizzata per descrivere queste patologie, passando da "disturbi del comportamento alimentare" a "disturbi dell'alimentazione e della nutrizione". Cosa ha motivato questo cambiamento e quali implicazioni ha dal punto di vista terapeutico e diagnostico?

Prof. Romeo: Il cambiamento nella terminologia da "disturbi del comportamento alimentare" a "disturbi dell'alimentazione e della nutrizione" riflette un'evoluzione nel nostro approccio a queste patologie. In passato, il termine "disturbi del comportamento alimentare" si concentrava principalmente sull’aspetto comportamentale, come l'alimentazione restrittiva o le abbuffate, rischiando di trascurare l’importanza delle dimensioni psicopatologiche, nonchè fisiologiche e nutrizionali. Oggi, con "disturbi dell'alimentazione e della nutrizione", si pone maggiore enfasi sull'interazione tra il comportamento alimentare, la salute nutrizionale e le conseguenze psicologiche e fisiche di questi disturbi. Questo cambiamento aiuta a sottolineare che i disturbi alimentari non sono solo una questione di comportamento, ma coinvolgono anche alterazioni nel metabolismo e nel rapporto con il cibo che influiscono profondamente sul corpo e sulla mente. Dal punto di vista terapeutico, questo approccio più olistico permette di trattare il paziente in modo più completo, considerando sia gli aspetti psicologici che quelli nutrizionali, e favorendo una cura integrata e personalizzata.

Potrebbe raccontarci brevemente cosa sono i disturbi dell’alimentazione e della nutrizione, e come si manifestano?

Prof. Romeo: I disturbi dell’alimentazione e della nutrizione sono patologie psicologiche complesse che si esprimono principalmente attraverso un comportamento alimentare disfunzionale. Le forme più comuni, come l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa e il binge eating disorder (disturbo da alimentazione incontrollata), sono caratterizzate da un’alterazione del rapporto con il cibo, che porta a conseguenze gravi per la salute fisica e mentale del paziente. Questi disturbi sono frequentemente legati a problematiche psicologiche come bassa autostima, ansia, depressione e traumi passati. L'anoressia nervosa è caratterizzata da una restrizione estrema dell'alimentazione, con un’intensa paura di aumentare di peso e una distorta percezione del proprio corpo, che porta a un dimagrimento significativo e pericoloso. La bulimia nervosa, invece, si manifesta con episodi ricorrenti di abbuffate seguite da comportamenti compensatori come il vomito o l'uso eccessivo di lassativi per prevenire l'aumento di peso. Infine, il binge eating disorder (disturbo da alimentazione incontrollata) è caratterizzato da abbuffate di cibo senza i comportamenti compensatori tipici della bulimia, portando a un aumento di peso significativo e spesso a sensi di vergogna e disgusto. Ognuno di questi disturbi ha un impatto devastante sul corpo e sulla mente, ed è fondamentale intervenire in modo tempestivo e mirato per garantire il recupero del paziente.



Molti dei disturbi alimentari che trattiamo oggi non rientrano nelle categorie classiche come anoressia o bulimia, ma appartengono alla categoria degli EDNOS (Eating Disorders Not Otherwise Specified), ovvero disturbi alimentari non altrimenti specificati. Ci potrebbe spiegare meglio cosa si intende con questa definizione e perché è importante prestare attenzione anche a queste forme?

Prof. Romeo: Gli EDNOS, o disturbi alimentari non altrimenti specificati, sono una categoria diagnostica che include tutte quelle problematiche alimentari che non soddisfano i criteri completi per essere classificati come anoressia nervosa, bulimia nervosa o binge eating disorder, e che sono in netto aumento tra i giovani negli ultimi decenni. Questo non significa che siano meno gravi, anzi, spesso sono altrettanto debilitanti e pericolosi. Le persone che soffrono di EDNOS possono presentare comportamenti alimentari disfunzionali, ma in forme più atipiche o meno evidenti. Il problema maggiore è che, non essendo sempre facilmente riconoscibili, questi disturbi vengono spesso sottovalutati o ignorati. La vigoressia, ad esempio, è un disturbo caratterizzato da una preoccupazione ossessiva per l'aumento della massa muscolare, che porta spesso a un allenamento eccessivo e a un consumo incontrollato di integratori. Questa condizione può avere un impatto devastante sulla salute fisica, creando squilibri ormonali e danni muscolari, ma soprattutto compromette la salute psicologica, in quanto la persona non riesce mai a sentirsi "abbastanza" muscolosa. La drunkoressia è una pratica pericolosa che combina l'astinenza dal cibo con l'eccessivo consumo di alcol, in modo da limitare le calorie ingerite pur continuando a bere in modo sregolato. Questo fenomeno sta diventando sempre più comune tra i giovani adulti e può portare a danni epatici e alcolismo. Infine, l’ortodossia alimentare si manifesta in un comportamento estremamente rigido riguardo alla dieta, dove il paziente è ossessionato dall’idea di mangiare solo cibi considerati "sani" o "purificati". Questa forma di disturbo alimentare può portare a un isolamento sociale e a un'ulteriore frammentazione psicologica, con il rischio di sviluppare altre problematiche, come l’ansia e la depressione.

Quali sono i trend emergenti nei disturbi dell’alimentazione, in particolare nella popolazione giovane, e quali fattori socio-culturali possono influenzare questa evoluzione?

Prof. Romeo: Negli ultimi anni, abbiamo osservato un aumento preoccupante dei disturbi alimentari, in particolare legati all’uso dei social media e all’idealizzazione di determinati modelli corporei. Le immagini perfezionate e spesso irrealistiche dei corpi, veicolate dai social, hanno un impatto devastante sulla percezione di sé, specialmente tra i giovani. La pressione sociale e culturale verso determinati canoni estetici favorisce l’insorgere di comportamenti alimentari patologici. Inoltre, l’isolamento sociale e l’incertezza economica, fattori amplificati dalla pandemia, hanno accentuato i disturbi alimentari, che spesso diventano una forma di controllo in un contesto di incertezze.

Quali sono le principali tipologie di problematiche che incontrate nei pazienti dei vostri centri?

Prof. Romeo: Nei centri Food for Mind, trattiamo principalmente tre tipi di disturbi: l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa e il binge eating disorder. In molti casi, queste problematiche si sovrappongono o si evolvono in altre forme. Per esempio, un paziente con anoressia nervosa potrebbe sviluppare episodi di bulimia o viceversa. Un’altra caratteristica comune che riscontriamo è la presenza di comorbidità psicologiche, come depressione, ansia generalizzata, disturbi ossessivo-compulsivi e difficoltà relazionali. Per questo motivo, il trattamento deve essere multidisciplinare, comprendendo sia l’aspetto psichiatrico che quello psicoterapico, nutrizionale e, quando necessario, medico.



Quali sono gli strumenti e gli approcci terapeutici che utilizzate nei vostri centri per il trattamento dei disturbi alimentari?

Prof. Romeo: I nostri interventi si basano su un approccio integrato. In primo luogo, è fondamentale una diagnosi accurata e un piano terapeutico personalizzato. Utilizziamo terapie psicoanalitiche e psicoterapeutiche per affrontare le problematiche sottostanti, come la bassa autostima e i conflitti emotivi.. Inoltre, il trattamento nutrizionale è essenziale: i nostri dietisti collaborano strettamente con i pazienti per ristabilire un’alimentazione equilibrata. Per i casi più gravi, ricorriamo anche a terapie farmacologiche, in particolare per trattare i disturbi dell’umore e le comorbidità psicologiche.

Parliamo ora di Food for Mind, il progetto che coordina. Che cos’è e come si inserisce nel panorama delle strutture sanitarie calabresi?

Prof. Romeo: Food for Mind è un progetto che nasce per offrire un supporto concreto e specializzato a chi soffre di disturbi alimentari. La nostra missione è fornire un trattamento completo, che unisce psicoterapia, consulenza nutrizionale e supporto medico in un ambiente protetto. I centri di Reggio Calabria e Vibo Valentia sono strutturati per affrontare in modo globale le problematiche legate ai disturbi alimentari, con un team multidisciplinare altamente qualificato. Il nostro obiettivo è sensibilizzare la comunità sull’importanza di una diagnosi precoce e di un intervento tempestivo. Food for Mind è diventato un punto di riferimento in Calabria, non solo per il trattamento, ma anche per la prevenzione e la formazione di operatori sanitari.

Qual è il ruolo di Food for Mind nel supporto e nella sensibilizzazione della comunità? E quali sfide affronta nel suo lavoro quotidiano?

Prof. Romeo: Food for Mind svolge un ruolo cruciale sia a livello di supporto diretto ai pazienti che a livello di sensibilizzazione della comunità. Organizziamo eventi e corsi per informare sulla gravità dei disturbi alimentari, cercando di abbattere lo stigma che spesso li circonda. Una delle principali sfide che affrontiamo è il ritardo con cui molte persone si rivolgono a noi, spesso a causa di pregiudizi o della vergogna legata al disturbo. È fondamentale promuovere una cultura della prevenzione, dove le persone imparino a riconoscere i segnali precoci e a chiedere aiuto senza paura. La sfida più grande è sicuramente far comprendere che i disturbi alimentari non sono solo un problema fisico, ma soprattutto psicologico, e per trattarli bisogna affrontare la persona nella sua totalità.

In conclusione, Prof. Romeo, quali sono le prospettive future per il trattamento dei disturbi alimentari e quale messaggio vuole lasciare ai lettori?

Prof. Romeo: Le prospettive future sono positive, soprattutto grazie all’evoluzione delle terapie psicologiche e mediche, che diventano sempre più mirate e personalizzate. Purtroppo, però, i disturbi alimentari continuano a crescere, e dobbiamo essere pronti a rispondere con un sistema sanitario più preparato e consapevole. Il mio messaggio ai lettori è chiaro: i disturbi alimentari sono malattie che vanno trattate con la stessa serietà di qualsiasi altra condizione medica. Se qualcuno sta attraversando una difficoltà legata all’alimentazione o alla percezione del proprio corpo, deve sapere che chiedere aiuto è il primo passo per il recupero. Nessuno deve affrontare queste sfide da solo.

- Grazie per il suo tempo e per aver condiviso con noi la sua esperienza e la sua visione su questo tema così importante.

- Grazie a voi per l’opportunità di parlare di un tema che merita sempre maggiore attenzione.

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