Eventi, costume e società

SPAZIO BARBARO - Il dramma umano dei pianisti

Un divertente viaggio, ma molto lento

di Nanni Barbaro - 16 febbraio 2024 08:30

A scanso di equivoci, non è di musicisti che voglio parlare ma di quelli che vanno piano con la macchina, talmente piano da indurre ben presto a edificanti pensieri che riguardano molto da vicino la loro salute, il menage matrimoniale, il buon nome della loro famiglia e dei loro antenati risalendo alla settima generazione.

Otto del mattino, di un giorno feriale: grande baraonda di macchine, furgoni, bus, mamme trafelate che ancora stanno cazziando bambini semi addormentati vestiti da scolari, impiegati che guidano con gli occhi a fessura e non vedono l'ora di continuare a dormire presso la loro scrivania, capomastri su furgoni con quattro operai tabagisti in cabina e un groviglio inestricabile di cavalletti, ponteggi, sacchi di cemento, bagghiola e un tappeto di detriti, sul cassone.

Autisti Atam con evidente aureola di santità che aspettano pazienti il solito stronzo che è sceso a fare il prelievo parcheggiando in modo da lasciare mezza strada impegnata a contemplare il suo suv.

Eccetera eccetera.

Poi, finalmente, il deserto sconfinato: due chilometri a vista, sgombri, disponibili, con un solo punto nero proprio la in fondo in fondo. Chi è? Il pianista, quello che esce di casa due ore prima, col preciso intento di rompere i coglioni al prossimo, o il pensionato col cappello che guida alla fantastica velocità di 17 km orari aggrappato al volante e con una espressione vitrea e concentratissima come fosse a Le Mans. Guida cosi dal 1964 e non ha mai smesso. È ancora uno di quelli che prende le curve passandosi da una mano all'altra la parte bassa del volante (che è manovra che a una certa velocità può costare paraurti sbriciolati, sterminio di passanti se non la vita stessa, ma nelle vecchie autoscuole si insegnava sta manovra omicida, con zelo religioso). Gli arrivi a ridosso e ti chiedi se sta avendo problemi con la frizione, se si sente male, se si appresta a parcheggiare, si nci finiu a benzina e sta tirando finché può. Nulla di tutto questo. Va piano perché vuole andare piano, incurante del mondo e del resto del genere umano. Nella speranza che parcheggi ta pigghi a pazienza. Quando capisci che non ha alcuna intenzione di fermarsi prima gli lampeggi, poi gli clacsoni, poi abbassi il finestrino ed emani un "ooooooh, e allura? Nda ddimuramu?".

Purtroppo s'addimura e quando parcheggerà, nonostante tanta prudenza, lo farà senza mettere la freccia e con mezza macchina sulla carreggiata.

Nerbati chi si pérdinu, pure queste.

Buona giornata