SPAZIO BARBAR0: Eventi culturali? La parola al pubblico
Una divertente carrellata di "personaggi" che si incontrano negli eventi culturali
di Nanni Barbaro - 04 febbraio 2024 17:30
REGGIO CALABRIA - Ve lo avevo anticipato che mi sarei soffermato su un personaggio particolare che si aggira imperterrito intorno a convegni e incontri culturali dove sono previsti momenti particolarmente insidiosi come il “segue dibattito”. Il pubblico, in questi frangenti, come purtroppo sapete, è solitamente esiguo e l’età media è più vicina all’Inps che al mondo produttivo e al ceto impiegatizio. Tuttavia il tempo dedicato al dibattito finale, che è un po come il “chi segna l’ultimo gol vince” dei nostri giovanili tempi, è indefinito ed è ferreo monopolio soprattutto di coloro che si erano fatti pregare molto per intervenire e irradiare luce di saggezza e lampi di risveglio sull’uditorio duramente provato da relazioni interminabili magari orditi da relatori lenti, farraginosi e visibilmente sciarriati col microfono.
Potere al microfono
Il povero moderatore fa due o tre tentativi di riavvicinarglielo, dapprima con sorriso indulgente rivolto all’oratore e dappoi con sorriso da martire rivolto all’uditorio, dopo di che alza le spalle con eloquente espressione che dice chiaramente “io ci ho provato”, che tradotto in dialetto indurrebbe fatalmente al turpiloquio. Ma non si è ancora visto niente, quanto a microfoni! Il peggio dovrà arrivare proprio all’avvio del dibattito. Esistono due tipologie, diciamo così, “maggiori” tra quelli che hanno un rapporto particolare col microfono. La prima tipologia è il signore distinto e disinvolto che prima di tutto infila la mano libera in tasca dopo essersi sincerato, col toc toc di rito, se l’aggeggio funziona (si sono quelli affetti da deformazione professionale da radio o concerti di piazza che vanno direttamente col “Ssà, ssà…prova, prova…tre tre …Ok, grazie”) infilano una mano in tasca e partono con l’intervento, che sarà lungo se la mano è infilata nella tasca dei pantaloni, medio lungo se in quella della giacca, brevissimo se si limitano a titillare il bordo del taschino.
Poi c’è la seconda categoria “maggiore”: persone di età piuttosto avanzata che per evidenti motivi energetici afferrano il microfono con entrambe le mani e, miracolo di Dio, riescono a farsi sentire abbastanza bene per circa trenta secondi, dopo di che il deficit energetico si manifesta ed ecco che il microfono perde vistosamente quota nel mentre il tono della voce si abbassa (sempre per via dei motivi energetici di cui sopra) fino ad arrivare all’altezza dell’ombelico e la cosa fa avanti fino a quando, dalle retrovie, non arriva un piuttosto iroso e roboante “Voce!!”. E questa torna udibile nella misura in cui il pover’uomo riesce a tenere ancora in quota il maledetto ordigno.
Strane fobie
Il momento peggiore è quando il soggetto in questione dichiara pubblicamente di essere nato con l’idiosincrasia da aggeggi tecnologici e depositandolo dove capita (in genere davanti agli altoparlanti in modo da innescare un effetto Larssen di grande effetto: in parole povere produce un fischio lacerante udibile a parecchie centinaia di metri e serve soprattutto a risollevare il morale già elevatissimo dell’uditorio). Va da se che quel che rimane dell’intervento dell’anziano signore, che può essere tanto cinque quanto quarantacinque minuti, sarà appena udibile dalle prime file e dal versante del tavolo dei relatori al cui lato imperversa l’intervenuto. Fin qui abbiamo parlato solo degli aspetti tecnici del “dibattito che segue”. Poi ci sarebbero quelli dialettici, sui quali occorrerebbe una trattazione lunga e ponderosa che ovviamente vi risparmio. Mi limito solo a segnalare un aspetto della vicenda che personalmente considero come un vero e proprio malcostume da sempre imperversante in questa città.
Domande, domande, domande
Il moderatore, correttamente e chiaramente specifica. “chi ha delle domande da fare può farlo tranquillamente”. Ebbene, vi pago pranzo e cena se ne trovate uno, anche uno su mille, che alza il culo dalla sedia per fare veramente una Domanda! Ma quando mai? Una sequela interminabile di contro-relatori che non fanno domande ma contro deduzioni, sibilline confutazioni, rosari interminabili di citazioni (molte delle quali secondo me inattendibili) colte, anche in lingue arcane la più comprensibile delle quali è il latino di Tertulliano. La domanda, mia, è: ma perché non ve li organizzate da voi, i dibattiti, così ve la potete cantare e suonare tra di voi oppure date a noi la graditissima opportunità di venire a sciorinare parole a caso, tipo supercazzole alla Tognazzi, con parole screuse che potremmo spacciare per longobarde del primo periodo? Sono sicuro che ci caschereste