Spazio Barbaro: LA FUGA DEI DRONI
Un racconto di Natale
di Nanni Barbaro - 23 dicembre 2024 11:00
Schierarono i 500 programmati. Qualcuno dei tecnici aveva notato che benchè non fosse stato mandato loro alcun impulso i droni presentavano dei chiari segni di inquietudine: vibravano e dondolavano leggermente come se non vedessero l’ora di prendere il volo.
La partenza simultanea era concordata per le 19 ma si erano già calcolati almeno quindici minuti di ritardo “per cause tecniche” che né i computers nè i droni stessi avrebbero avallato in quanto loro godevano ottima salute e d’altronde erano abituati e rassegnati a vedersi attribuire come “cause tecniche” quelle che erano quasi sempre solo cause umane.
Alle 19 e cinque decimi i droni decollarono, è il caso di dire, motu proprio e dolcemente si librarono verso il mare come uno sciame di farfalle luminose. I tecnici tentarono un inutile e frenetico “return, annulla, efermatievvaffanculo” e altri comandi pure più scurrili ma erano a metà dei tentativi che anche loro, insieme alle diecimila e passa spettatori assiepati sul lungomare, videro comparire in cielo una scritta luminosa enorme e tremolante: “TORNIAMO SUBITO”, che durò giusto il tempo che potesse essere letta da tutti.
Qualcuno sghignazzò pensando a una trovata ironica degli ingegneri che avevano progettato tutto lo spettacolo.
Sia quel che sia, i droni si divisero con una silenziosa deflagrazione centrifuga e li si videro involarsi in tutte le direzioni, verso l’entroterra, come una sorta di piccolo big bang sul cielo di Reggio. La gente torse il collo da tutte le parti per cercare di individuare che direzione prendessero e molti si accorsero che la diaspora stava per ricomporsi: i droni si raccoglievano a gruppi di cinque, dieci, venti per gruppo e si dirigevano chi verso Nord, chi verso Sud, chi verso Est. Quelli più folti si diressero sulla verticale di alcuni torrenti ed apparve in cielo la scritta luminosa “QUAND’E’ CHE CI PULITE?” e venti secondi dopo le luci componevano il disegno di un’allegra fiumara che scorreva garrula tra due pendii di colline e poi passava sotto un ponte sul quale brillavano a intermittenza luci colorate.
Un altro gruppo di droni accorreva a comporre un Babbo Natale con la slitta e con un largo sorriso, cui si unirono anche le renne, approvava il fumetto col pollicione alzato.
Un altro gruppo di droni andava a comporre un comico fumetto con una macchina che sobbalzava freneticamente sulle buche di un asfalto dissestato. Poco dopo giunse un'altra pattuglia ancora che diede forma alla scritta “QUAND’E’ CHE CI ASFALTATE?” e anche li arrivò il quadro plaudente con Babbo Natale e tutto il resto.
Altra figura plastica fu cinquanta droni che diedero forma a una faccia disgustata con il fumetto “Bleah” su diverse microdiscariche di spazzatura.
Droni solitari andarono a fermarsi su decine e decine di case, come la stella di Betlemme sulla grotta di Gesù e brillarono a intermittenza fino a quando lo stesso nutrito squadrone dei torrenti arrivò e compose: “NON DIMENTICATEVI DEGLI ANZIANI”.
Stessa composizione plastica apparve sugli ospedali, sulle case di riposo, sui centri per disabili e le scritte variarono a seconda delle circostanze. Sull’Hospyce apparve una scritta che diceva. “FATE CHE IO CONTINUI A VIVERE” e non si riferiva solo agli ospiti ma alla struttura stessa.
Poi si scompose ogni gruppo e i droni agirono ancora una volta individualmente creando un pulviscolo immenso di luci che andarono a levitare a pochi centimetri di molte persone sparse per ogni dove e tutte intente a fissare un cellulare. Si fermarono per molti minuti, tanto i droni che i cellulari e poi tutti, ma proprio tutti, i droni, furono risucchiati verso l’alto e composero una scritta enorme: “FATEVI AMICIZIE VERE” e la scritta veleggiò a lungo su tutta la città e fu vista pure dagli aerei di linea, nazionali ed internazionali, e sul versante siculo.
La scritta si dissolse e i droni si librarono di nuovo verso il mare e composero un’ennesima scritta, a pelo d’acqua, che riproduceva ed assecondava il lento dondolare delle onde: “NON DIMENTICATEVI DI ME”, ed era il mare cha parlava.
La gente era oramai in delirio per questa incredibile fenomenologia tecnosociologica e molti versavano lacrime copiose: i tecnici stessi oramai avevano da un pezzo smesso di tentare di ripigliare il controllo dei piccoli oggetti volanti ed avevano persino spento i computer e s’erano anche loro lasciati coinvolgere dalla generale atmosfera di commozione.
Poi, quando la scritta sul mare cominciò a prendere quota, i computer si riaccesero da soli e le luci degli schermi si unirono a quelle dei droni che intanto convergevano a pochi metri di altezza dalla statua di Atena e li componevano l’ultima scritta: “REGGIO SEI UN INCANTO”.
E Buon Natale a tutti!
Nanni Barbaro