SPAZIO BARBARO - PERCORSI DI GUERRA
Alternative turistiche
di Nanni Barbaro - 16 luglio 2024 09:53
Hanno pensato a ogni tipo di attrattiva turistica, a Reggio, meno una, che potrebbe rivelarsi la più redditizia, durerebbe tutto l’anno, peraltro h 24, e comporterebbe persino l’allargamento dell’aeroporto o la creazione di nuovi radendo al suolo alcune periferie, tipo Archi, ormai talmente spopolate e prive di manutenzione che comportano solo costi e nessun ricavo: tanto varrebbe farne delle piste di atterraggio altamente ricettive e con manutenzione a carico dei beneficiari. Un bellissimo aeroporto militare eliminando Gallico insieme ad Archi e un paio di eliporti invece che Salice o Santa Domenica.
Perché?
Ma perché Reggio oramai è ben al di la del semplice e pletorico “degrado urbano” (bei tempi quelli!), ora è un vero e proprio percorso di guerra ad altissimo coefficiente di difficoltà che potrebbe, appunto, richiamare le reclute militari di mezzo mondo e sottoporli a un tale e raffinato addestramento che chiunque venga qui a preparare una guerra a chicchessia la vince a tavolino senza nemmeno combatterla. L’avesse saputo Zelensky a quest’ora l’Ucraina avrebbe fatto il culo a Putin e lui adesso sarebbe al Cremlino a regnare e togliersi finalmente quelle cazzo di t-shirt da palestrato di Scampia.
Primo percorso preparatorio, fondamentale per chi va a combattere in territorio nemico e sconosciuto, quello della toponomastica. A Reggio non esistono le vie, esistono il “di fronte”, “scendendo da”, “salendo verso”, “cinquanta metri dopo”, “vicino al Duomo” ecc. Una recluta militare che impara a decifrare questo tipo di toponomastica può andare tranquillamente a invadere pure il Macchu Picchu di notte con le infradito e arrivare diritto all’obiettivo senza sgarrare di un millimetro.
Secondo percorso preparatorio, con coefficiente di difficoltà superiore a 20 su 10 (50 su 10 sulle due vie marina), i percorsi alberati: una recluta che riuscisse a compiere il tragitto Cesare-Piazza Garibaldi, senza elmetto protettivo e scansando i rami che precipitano senza il minimo preavviso, avrebbe immediatamente diritto di passare da semplice fante a generale di corpo d’armata. Stesso discorso per carristi e cingolisti (che peraltro conoscono già bene il territorio avendolo frequentato per qualche tempo nei primi anni Settanta, ma allora era un’altra storia perché gli alberi erano stati abbattuti per farne barricate): se ne arriva uno a piazza Garibaldi senza rimediare un graffio il pilota merita sedutastante il brevetto per pilotare un 737 Ryanair salvo non faccia la cazzata di andare a parcheggiare sotto una magnolia, che magari mentre firma il brevetto, alle sue spalle gli rovina sul mezzo un ramo da sette tonnellate, come in una comica di Buster Keaton.
Terzo percorso preparatorio: le piste ciclabili, benché questo sia un ramo riservato ai progettisti di strategie, non ai reparti direttamente operativi vista l’oggettiva impossibilità di percorrerle. Si tratta solo di interpretarne la planimetria e comprenderne il senso, appunto, strategico: un ingegnere militare che fosse in grado di decifrare, anzi, diciamo meglio, decrittare la mappa delle nostre piste ciclabili può essere tranquillamente in grado di pianificare un attacco lampo a Shangai senza svariare di un vicolo.
Quarto percorso, le buche: e qui si possono immaginare intere divisioni che giocano a campanaro lungo le strade delle periferie reggine saltabeccando da una buca all’altra cercando di non caderci dentro. L’unica raccomandazione, ragazzi: anfibi alti e rinforzati alle caviglie che qui il nostro Ortopedico è quello che è e non ha le dimensioni del Gemelli. Stesso discorso vale per i mezzi a motore: assolutamente sconsigliati i cingoli e gli pneumatici pieni perché i piloti, dopo meno di un chilometro, potrebbero riportare danni di diversa entità che vanno dalla caduta dei denti fino alla labirintite bilaterale per via delle troppe scosse. Meglio usare mezzi telecomandati, seppur col rischio di vedersi comparire sul monitor del telecomando la celebre esclamazione di Nicola Giunta: “scindi e falla tu”, ‘io mi rifiuto di mandare al massacro mezzi così costosi e sofisticati su strade così di merda’.
Quinto percorso: la ricerca di riserve di acqua potabile per le esigenze delle truppe. Qua bisogna dirlo chiaro: benché si sia data una unica e irripetibile opportunità per eseguire un livello di addestramento che al confronto quello dei Marines è un centro estivo per bambini, non possiamo prenderci la responsabilità di una strage per disidratazione per cui è meglio che l’acqua se la portino loro e già che ci sono, se ne portassero un po' di più anche per i civili del posto…..
Ovviamente non si esaurisce qui la lista dei cimenti possibili per qualunque esercito volesse addestrarsi per vincere qualsivoglia guerra ma quanto detto mi pare sufficiente per dare un grosso primo avvio a una sperimentazione turistica che ci darebbe fama per essere la migliore scuola di addestramento militare del mondo. West Point chiuderebbe i battenti entro un mese e aprirebbe una filiale ad Arghillà, che pure non mancherebbe di truppe civili già con discreta esperienza in atti di sabotaggio minimale tipo furto di scooter, estirpazione di pneumatici e autoradio, manipolazione di contatori e allacci abusivi aerei o sotterranei, sottrazione di rame ecc.
Benvenuti al campus militare RC 1