Salvini bacia una piazza vuota: il silenzio che legittima l’arroganza
Chi protesta non fa più paura, non disturba, non è più in grado di incidere. E allora si può permettere il gesto beffardo
di Elisabetta Marcianò - 30 maggio 2025 16:12
Reggio Calabria - Il gesto di Matteo Salvini che manda un bacio a chi protesta contro il ponte è un segnale inquietante di superficialità politica, di cinismo ma anche di una piazza che non fa più tremare il potere. In un momento in cui la questione infrastrutturale dovrebbe essere affrontata con serietà e responsabilità, Salvini sceglie di banalizzare la protesta con un gesto che sembra più un vezzo da showman che una reale presa di posizione.
Quel bacio non è un segno di solidarietà, ma una beffa rivolta a chi, spesso con motivazioni legittime e preoccupazioni concrete, si oppone a un progetto che impatta territori, economie e comunità. Invece di dialogare, di spiegare, di confrontarsi con chi manifesta, Salvini preferisce trasformare il dissenso in uno spettacolo di vanità personale. È la fotografia di una classe politica che, da anni, si alimenta di slogan e gesti simbolici vuoti, incapace di affrontare i problemi reali con la dovuta serietà. Quel bacio, più che un gesto d’affetto, è un insulto all’intelligenza democratica.
Il gesto di Salvini manda un messaggio pericoloso: le istanze dei cittadini che protestano possono essere ridicolizzate e trattate come uno spettacolo da applaudire o deridere, non come un diritto legittimo di esprimere dissenso. Invece di costruire un dialogo vero, si opta per la spettacolarizzazione del conflitto, alimentando così un clima di scontro sterile e di esasperazione. Così la politica si trasforma in una gara di immagine, dove conta più l’apparire che l’essere, più il gesto simbolico che la sostanza delle proposte.
Inoltre, quel bacio segna una distanza culturale e valoriale enorme tra chi governa e chi subisce gli effetti delle decisioni politiche. È come dire: “Vi vedo, ma non vi ascolto davvero; vi prendo in giro.” Questo atteggiamento rafforza la sfiducia dei cittadini verso le istituzioni, aumenta la polarizzazione sociale e rende ancora più difficile costruire percorsi condivisi per affrontare i problemi reali.
Alla base c’è un’idea di politica ridotta a spettacolo, dove i gesti estemporanei sostituiscono l’impegno serio e la capacità di mediazione. Un modo di fare politica che, se esteso, mina le fondamenta della democrazia stessa. Perché una democrazia sana si costruisce anche – e soprattutto – ascoltando chi protesta, cercando di capire le ragioni profonde del dissenso, e non rispondendo con un bacio, per quanto socialmente condiviso, che suona più come un rifiuto mascherato da gesto affettuoso.
Di contro il bacio arriva a pochi presenti in piazza e questa è anche la fotografia di un problema ben più profondo: la piazza che non fa più rumore. Quel bacio, apparentemente leggero e quasi giocoso, si trasforma in un simbolo di come la politica stia progressivamente ignorando le istanze reali della società, accontentandosi di gesti vuoti e di un consenso che si costruisce sul nulla.
Non è un caso che sia stato rivolto a una folla esigua, quasi insignificante. In un contesto dove le manifestazioni di dissenso si riducono a poche decine di persone, il messaggio che arriva è chiaro: chi protesta non fa paura, non disturba, non è più in grado di incidere. E allora si può permettere il gesto beffardo, il sorriso sardonico, il bacio che in realtà è un atto di derisione. Un modo per dire “voi non contate più”.
Ma è proprio questo silenzio, questa ridotta capacità di mobilitazione popolare, che alimenta l’arroganza di chi governa. Quando le piazze si svuotano, la politica tende a sottovalutare il dissenso, a ridurlo a folklore, e a delegittimare chi ancora prova a far sentire la propria voce. Invece di interrogarsi sul perché quel bacio sia possibile – perché la protesta si fa flebile, perché le persone non riescono più a riunirsi e a farsi sentire – si preferisce cavalcare il vuoto per consolidare il proprio potere.
Quel gesto è quindi la conseguenza di una piazza che non fa più rumore, ma anche la causa di un senso di isolamento crescente tra cittadini e politica. È un circolo vizioso: meno si manifesta, più si deride; meno si ascolta, più si impone. E così la democrazia perde pezzi, e il gesto di Salvini diventa l’emblema di un sistema che privilegia lo spettacolo alla sostanza, l’arroganza al confronto, l’indifferenza alla partecipazione.
In definitiva, quel bacio non è un semplice gesto da campagna elettorale, ma un segnale allarmante: quando il dissenso tace, l’arroganza trionfa. E il prezzo lo pagano tutti, non solo chi è sceso in piazza.