Saline e l’Area Grecanica un presido di legalità che non può essere abbandonato
Desta forte preoccupazione tra i cittadini la possibilità di un disimpegno al presidio dell'area
di Francesco Nicolò - 15 luglio 2025 07:47
La notizia circolate da qualche giorno sulla paventata dismissione della caserma dei Carabinieri di Montebello Jonico, sta allarmando diffusamente la collettività locale. L'allarme di questa notizia arriva anche dall'Ing. Francesco Foti, già presidente dell'ordine degli ingegneri, che ai nostri microfoni denuncia un situazione allarmante per controllo e la sicurezza dei cittadini e del territorio se dovesse concretizzarsi.
Cosa accade ing. Foti? "La notizia della possibile chiusura della caserma dei Carabinieri di Saline Joniche desta profonda preoccupazione. In un territorio già fortemente segnato da fragilità infrastrutturali, economiche e sociali, una simile decisione rischierebbe di rappresentare un grave arretramento sul piano della presenza dello Stato, proprio laddove essa è più necessaria.
L'area ha necessità della presenza fisica dello Stato? "I presidi di legalità, in contesti come quello dell’Area Grecanica, non sono semplici strutture operative: sono simboli vivi di vicinanza, ascolto e rassicurazione. La presenza dell’Arma ha da sempre rappresentato un punto di riferimento essenziale per la comunità locale, un ancoraggio civile in un’area in cui le sfide quotidiane sono numerose e complesse."
Lo Stato ha bisogno di risorse economiche, questa riorganizzazione quindi rientra in un programma di risparmio della spesa pubblica?
"La chiusura di una caserma non può essere letta come una semplice riorganizzazione amministrativa: è un messaggio. Ed è un messaggio pericoloso. Perché rischia di alimentare la percezione di abbandono istituzionale, di ridurre la fiducia dei cittadini nello Stato e di compromettere il delicato equilibrio tra sicurezza, legalità e prospettive di sviluppo.
È invece proprio in territori come questi che va rafforzata la presenza dello Stato, potenziando i presidi di legalità e investendo in strumenti di prevenzione e coesione sociale. Serve un cambio di passo: un impegno istituzionale concreto per invertire la rotta.
Occorre, in questo senso, immaginare un progetto integrato di rilancio e presidio del territorio: valutare la possibilità di ospitare un istituto scolastico superiore a Saline, così da garantire opportunità formative e radicare nel territorio presìdi culturali e sociali. È necessario altresì individuare soluzioni capaci di creare lavoro e rilanciare l’economia locale, puntando sulla riqualificazione dell’area dell’Officina Grandi Riparazioni e dell’ex Liquichimica, due poli strategici che potrebbero diventare motori di rigenerazione industriale, ambientale e occupazionale.
Ingegnere Foti, ha riaperto una vecchia ferita mai cicatrizzata, per l'area di Saline pare che sia impossibile recuperare economia e territorio. Anche il programma di riqualificazione del porto in diporto turistico si è appassita. La sua opinione sulla questione?
"Ma non può esserci rigenerazione senza visione. È per questo che diventa urgente l’apertura di un confronto istituzionale serio e strutturato sulle aree dismesse dell’Area Grecanica, coinvolgendo tutti gli attori del territorio: istituzioni, ordini professionali, università, mondo imprenditoriale, associazioni e cittadini. Un confronto che non sia episodico né limitato a singole emergenze, ma che si sviluppi attraverso una visione strategica condivisa.
Servono strumenti di pianificazione territoriale nuovi, dinamici, capaci di integrare la dimensione urbanistica con quella economica, sociale e culturale. Non basta recuperare i vuoti urbani: bisogna dare senso e funzione ai luoghi, progettando modelli di sviluppo che generino opportunità e restituiscano identità ai territori. La rigenerazione deve diventare un processo sistemico, alimentato da investimenti, competenze e partecipazione.
Abbiamo una grande responsabilità collettiva: ridare ai giovani la fiducia nelle istituzioni. E non possiamo farlo soltanto con parole o promesse. Per riconquistare quella fiducia occorre creare le condizioni reali perché i giovani possano costruire il proprio futuro qui, nel proprio territorio, con opportunità concrete di formazione, lavoro, crescita e partecipazione attiva alla vita civile."
"L’Area Grecanica non può essere lasciata indietro. Ha bisogno di attenzione, di risorse, di idee. E ha bisogno dello Stato, presente non solo con le forze dell’ordine, ma anche con infrastrutture, servizi, scuole, lavoro, cultura.
È per questo che la decisione sulla caserma deve essere riesaminata, nell’ambito di una riflessione più ampia sul futuro del territorio. La sicurezza è un diritto fondamentale, ma lo è anche il diritto a uno sviluppo equo e sostenibile. Preservarli entrambi significa tutelare le comunità e costruire le condizioni minime per una vera rigenerazione sociale, economica e urbana.
Guardare al futuro con fiducia è oggi un dovere morale, oltre che una responsabilità istituzionale. Non possiamo arrenderci all’idea di un destino segnato dall’abbandono o dalla rassegnazione. Abbiamo nelle mani risorse, competenze e visioni capaci di generare cambiamento. È il momento di unire le forze, costruire alleanze virtuose tra pubblico e privato, tra istituzioni e cittadini, e dimostrare che anche nei territori più fragili può nascere una nuova stagione di rinascita. La speranza è concreta quando diventa progetto, azione, comunità."