In Kuwait il presepe pizza del reggino di Giorgio Riggio
La rappresentazione della natività realizzata in pasta di pizza dal campione mondiale di pizza acrobatica per il Crazy Pizza di Briatore sarà donata ad una chiesa in Kuwait
di Redazione - 23 dicembre 2023 11:19
Ogni anno realizza il suo presepe fatto con la pasta di pizza. E anche quest’anno, il campione mondiale di pizza acrobatica e pizzaiolo spinner dei Crazy pizza di Briatore, Giorgio Riggio, ha realizzato la sua opera artistica direttamente in Kuwait, dove si trova ormai da mesi per l’apertura del nuovo locale del noto imprenditore piemontese. Un presepe lontano ma vicino, perché le tradizioni si rispettano e Reggio è sempre nel cuore, così come il compianto Otello Profazio, alla cui memoria l’opera è dedicata. «Ogni anno dedico il mio presepe a un amico e quest’anno l’ho voluto dedicare ad Otello Profazio un carissimo amico d’infanzia, infatti nel video realizzato e diffuso sui social la base musicale è una delle sue canzoni di Natale più famosa» afferma lo stesso Riggio.
Le opere
Una tradizione quella di Giorgio che risale ai tempi del Calypso di Bocale e che lo ha visto realizzare, nel corso della sua carriera, tante opere importanti in pasta di pizza, come: la grotta della Madonna di Lourdes in occasione del 150simo anno dall’apparizione, che gli ha fatto guadagnare il titolo di campione del mondo, il quadro della Madonna di Pompei (realizzato in 12 ore direttamente in piazza), così come l’altare della Madonna della Consolazione e la Madonna del Carmine di Pellaro, che gli ha fatto attribuire il soprannome di “Madonnaro della pasta di Pizza”. E ancora, tra gli altri: la croce di pizza donata al papa in occasione del Giubileo, il logo della città di Reggio Calabria e i Bronzi di Riace, alti tre metri.
«Quest’anno, quindi non poteva mancare la presenza del presepe anche qui in Kuwait, nonostante mi trovi in una terra di tradizioni musulmane - conclude Riggio - ho voluto portare avanti, infatti, la mia devozione e la mia passione e ho creato quest’opera che ho chiamato “Presepe nel deserto” e che ho donato ad una chiesa del posto».