Fedez: perché non ci stiamo facendo una bella figura
Così è se vi pare
di Elisabetta Marcianò - 09 settembre 2024 09:49
Avevo deciso di rimanere fuori dalla querelle Fedez, ma dopo aver letto i pezzi su Repubblica, SkyTg24, Dagospia ho capito che non potevo più stare in silenzio perché sarei rimasta complice di una chiusura mentale e di un bigottismo che ha travalicato i confini della città e che mi “cringia”. Esatto, mi cringia. Le Feste Mariane a Reggio Calabria sono intoccabili e questo è ovvio, e questa è cosa buona e giusta. Tuttavia, come spesso accade, soprattutto alle nostre latitudini, il binomio tra fede e modernità diventa terreno di scontro, soprattutto quando si toccano temi come la musica e lo spettacolo. Il recente dibattito riguardante l’esibizione di Fedez durante queste celebrazioni, infatti, ha acceso un’aspra polemica, con alcuni esponenti della comunità che si oppongono alla sua presenza per ragioni che spaziano dalla sua figura pubblica ai contenuti delle sue canzoni.
A mio avviso dietro questo rifiuto si cela un problema più grande: l’incapacità di accettare che la società moderna, con le sue diverse espressioni culturali e artistiche, possa convivere con le tradizioni religiose anche senza condividerle.
Diritto alla Diversità Culturale
Fedez, ci piaccia o no, con i suoi 14 milioni di followers,è uno degli artisti più influenti della scena musicale italiana contemporanea e si è distinto per le sue posizioni chiare su temi sociali e politici, che possono non piacere a tutti. Tuttavia, la sua presenza a un evento pubblico, anche legato a una festività religiosa, non può essere ridotta esclusivamente a un dibattito su moralità e valori. Uno dei testi più condannati riguarda proprio la figura della Madonna e pone, seppur con parole forti in pieno stile rap, dubbi che non sono estranei a nessuno (e sfido a dire il contrario).
In una città, che si vanta spesso di essere culla della civiltà e della cultura, è paradossale che si voglia negare a un artista la possibilità di esibirsi solo perché le sue opinioni, le sue canzoni o il suo stile di vita potrebbero non essere in linea con quelle di alcuni. La musica, come tutte le forme d’arte, ha il potere di unire mondi diversi, creare ponti e avviare conversazioni. Chi si oppone all’esibizione di Fedez, in realtà, sta rinunciando a questo. Se da un lato si vuole preservare il carattere sacro della festività, dall’altro è fondamentale riconoscere che la società evolve e che la cultura pop, nella sua multiforme espressione, ha un ruolo centrale nel dialogo con i giovani.
Escludere Fedez perché i suoi testi non sono allineati a una visione tradizionale del mondo religioso non solo è un atto discriminatorio, ma denota una chiusura che va contro il principio di inclusione che dovrebbe caratterizzare ogni festività.
Un’opposizione basata sui Pregiudizi e strumentalizzazioni
Chi si oppone alla presenza di Fedez alle Feste Mariane per il suo stile provocatorio o alle sue idee politiche che in questa occasione si stanno oltremodo strumentalizzando dimentica il suo impegno sociale a difesa dei più deboli. In cartellone, c’è anche Ron; ma nessuno ha tirato fuori lo scandalo potente che riguardò la canzone (Il gigante e la bambina) mentre un testo di Fedez tra rimbalzando di commento in commento suscitando indignazione per la scelta dell’amministrazione. L’ esibizione di un artista non deve essere confusa con un endorsement morale o ideologico. Punto. Fedez è un artista come tanti altri, e come tale ha il diritto di esprimersi attraverso la sua arte. Giudicare una persona solo per i suoi toni o le sue posizioni è una semplificazione che riduce la complessità del suo messaggio. Inoltre, una società aperta e inclusiva deve essere in grado di accogliere anche chi ha idee diverse, altrimenti rischiamo di cadere in un’ottica di censura e chiusura mentale che mal si concilia con i valori democratici.
L’esibizione di Fedez potrebbe, al contrario, rappresentare un’opportunità per Reggio Calabria e per le Feste Mariane di dimostrarsi un esempio di apertura totale. La vera forza delle Feste Mariane non risiede nella loro capacità di chiudersi al mondo esterno, ma nella loro capacità di accogliere, riflettere e dialogare con esso, opporsi alla sua presenza, secondo me, è un’occasione persa per costruire un ponte tra il passato e il presente, tra la tradizione e la modernità, tra il sacro e il profano. Reggio Calabria e le sue celebrazioni possono essere un esempio di inclusione, anziché un simbolo di bigottismo e chiusura. Inoltre, non mi risulta che ci sia mai stato cenno di scomunica nei suoi confronti da parte del Vaticano ( nonostante i contrasti). E in ultimo diciamocelo chiaro, cari reggini, la piazza sarà stracolma. E poi, dopo il segno della croce, come sempre tutti a mangiare frittole. Così è se vi pare.