Arte e cultura

File interminabili, ma solo quando la cultura è gratis

Il paradosso è evidente: la cultura viene celebrata, ma solo se non chiede nulla in cambio.

di Elisabetta Marcianò - 30 dicembre 2025 10:46

A Reggio Calabria le file esistono. Sono lunghe, ordinate, pazienti. Ma compaiono solo in un’occasione ben precisa: quando la cultura è gratuita. Davanti al Teatro Cilea, per un concerto senza biglietto, la città si riscopre improvvisamente affamata di musica, di arte, di bellezza. Un entusiasmo che riempie le strade e fa bene al cuore. Ma che, allo stesso tempo, pone una domanda scomoda.

Dove sono queste stesse file quando la cultura ha un costo, anche minimo? Dove sono quando si tratta di sostenere una stagione teatrale, un concerto a pagamento, un evento che vive non solo di passione ma anche di biglietteria? Il paradosso è evidente: la cultura viene celebrata, ma solo se non chiede nulla in cambio.

Non è una colpa del pubblico, sia chiaro. È il sintomo di un problema più profondo: una città abituata a pensare alla cultura come a qualcosa di accessorio, da consumare solo se offerto, mai da sostenere. Come se l’arte non fosse lavoro, come se musicisti, tecnici, organizzatori potessero vivere di applausi e non anche di compensi.

Queste file dimostrano che l’interesse c’è. Che la fame di eventi culturali è reale. Ma dimostrano anche che manca ancora un salto di maturità collettiva: riconoscere che la cultura ha valore proprio perché costa, perché richiede investimenti, professionalità, continuità.

Finché la partecipazione sarà massiccia solo davanti alla gratuità, continueremo a raccontarci una mezza verità: che “la gente non è interessata”. Non è vero. La gente è interessata, ma non ancora pronta — o messa nelle condizioni — a considerare la cultura un bene da sostenere, non solo da aspettare in fila quando è gratis.

E allora sì, ben vengano queste code davanti al Teatro Cilea. Ma che siano l’inizio di una presa di coscienza, non l’ennesima conferma di un amore per la cultura a costo zero.

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