Ancora uno straordinario successo per Antigone - il sogno della farfalla VIDEO
Lo spettacolo si rifà al romanzo della filosofa spagnola Maria Zambrano, in esilio per oltre 40 anni durante la dittatura franchista
di Antonio Ciro - 31 maggio 2024 08:26
Al Cine Teatro Metropolitano (DLF) è andato in scena: “Antigone il sogno della farfalla”, spettacolo teatrale con Maria Milasi e Americo Melchionda tratto da un testo contemporaneo di Donatella Venuti che riesamina il famoso mito, con la regia dello stesso Melchionda. Lo spettacolo si rifà al romanzo della filosofa spagnola Maria Zambrano, in esilio per oltre 40 anni durante la dittatura franchista, che rappresenta e trasporta Antigone in una dimensione molto più moderna, quasi onirica, sospesa tra la vita e la morte. Antigone vuole dimenticare, ingurgita pillole che bloccano l’enzima della memoria, ma le ombre della sua storia tornano a trovarla. Le allucinazioni si materializzano, prima solo voci e poi vere e proprie presenze, rappresentate da un versatile Americo Melchionda che veste i panni dell’Arpia che tenta di insinuarsi nella testa di Antigone e poi quelli di Polinice ed Eteocle, in un dualismo irrisolto.
Antigone, rinchiusa dentro il buio di una prigione fisica e metaforica, accende e spegne una torcia come ad illuminare i volti degli spettatori. Nel delirio scatenato dalle pillole PMKZeta che invano tenta di ingurgitare per dimenticare, crede di rivedere gli affetti negati della sua esistenza (Ismene, Giocasta, Edipo, la nutrice Anna), e li oltrepassa dentro la propria psiche come fossero ombre, fino a scontrarsi prima con l’Arpia – ragno del cervello che materializzandosi la destabilizza installandole il dubbio di aver agito per pietà e non per amore – e poi con Eteocle/Polinice – fratelli l’uno alter ego dell’altro, personalità multiple dallo stesso volto ancora in guerra tra di loro – La nostra Antigone è ancora alla ricerca disperata della Verità della Vita e della Ragione di tutto il sangue versato nel corso della Storia da sempre scandita da guerre fratricide. Perché sposa non sposa, con il suo abito bianco sporco di terra, Antigone continua ad andare incontro alla morte non morte rinunciando alla vita e cercando una ragione ultima al suo sacrificio. Per aver disobbedito alla Vecchia Legge, scritta da un potere iniquo, Antigone, colpevole di aver seppellito il fratello in nome di una Nuova Legge non scritta ma da sempre connaturata con il senso ultimo di “Umanità”, è condannata a spegnersi privata della luce e della libertà, come morta, affinché il suo pensiero e le sue gesta non possano mai più nuocere all’ordine costituito.
Una sorta di esilio senza soluzione, dunque, come la condizione di quella Umanità che anche oggi, viene sradicata dalla propria terra e rimane in attesa di una nuova dimora o pacificazione, che si ritrova all’improvviso “…senza nulla sotto il cielo e senza terra, che prova il peso del cielo senza terra che lo sostenga” a cui è stato negato il diritto alla vita. Come, appunto, la condizione di Maria Zambrano, straordinaria pensatrice e filosofa, esule del periodo franchista, da cui è tratta la toccante drammaturgia “Antigone – Il sogno della Farfalla” di Donatella Venuti. Maria Zambrano, nella sua dolorosa condizione, si è appropriata necessariamente del mito di Antigone per far sentire ancora la sua voce “…La terra sistema tutto se la lasciano fare, ma non la lasciano!! Quelli che Comandano! Non la lasciano, mai! Le gettano creature vive come sono io! Io sono qui condannata, perché da me non nasca nulla. Vergine mi portarono tra le pietre, perché come da me viva, non nasca nulla nemmeno da me morta! Ma io DELIRO! HO VOCE! HO VOCE! “Perché Antigone, come tutte le Antigoni della storia, continua ad essere viva come fosse stata sputata dalle onde di un naufragio, superstite che la morte si è rifiutata d’inghiottire e che non può fare altro che nascere a nuova vita cercando la terra promessa su cui approdare, una terra promessa che forse amaramente non sarà mai di questo mondo.