Cara dott.ssa Risoldi le rispondo con dati, non con slogan
Psicoanalisi: manuale per smontare un falso allarme
di Vincenzo Maria Romeo - Pisichiatra Psicoterapeuta- - 12 agosto 2025 13:29
Suona benissimo come provocazione da spiaggia di Ferragosto: “la psicoanalisi nel migliore dei casi non serve, nel peggiore fa danni”. Peccato che—dati alla mano—sia una tesi sbagliata. Da collega della dott.ssa Risoldi (psicoanalista) e da medico psichiatra, prendo sul serio ciò che tocca la salute mentale: quindi niente slogan, solo prove. E le prove dicono che i trattamenti psicoanalitici/psicodinamici funzionano, durano quanto serve (spesso meno di quanto si creda), non sono più “pericolosi” degli altri approcci, e possono essere convenienti per il sistema sanitario quando gli esiti si misurano davvero.
1) “Non serve”: i risultati clinici esistono e sono solidi
Meta-analisi e revisioni mostrano che la psicoterapia psicodinamica è efficace su depressione, ansia, disturbi somatici funzionali, e che i benefici permangono o crescono dopo la fine del trattamento. È la tesi—oggi classico—di Shedler (American Psychologist), e non è rimasta isolata.
Studi comparativi recenti riportano equivalenza tra psicodinamica e CBT nella depressione maggiore al post-trattamento (con trade-off diversi, come sempre in clinica). Non “inferiorità”: equivalenza.
Su giovani e giovani adulti, una meta-analisi del 2024 documenta miglioramenti clinici significativi a fine trattamento, con effetti che restano misurabili al follow-up rispetto ai controlli.
Sui trattamenti lunghi (quelli che fanno storcere il naso agli amanti del “tutto e subito”), lo Stockholm Outcome Study ha seguito oltre 400 pazienti: esiti clinici e di adattamento migliorano nel tempo dopo psicoanalisi e psicoterapia psicodinamica a lungo termine. Non leggende: dati longitudinali.
Sul piano “di sistema”, una review in World Psychiatry (rivista top di settore) inquadra la psicodinamica come componente evidence-based del panorama terapeutico attuale. Non un fossile da museo.
2) “Fa danni”: no, i rischi non sono specialità della casa
Qualunque psicoterapia può avere effetti indesiderati—se non lo diciamo siamo scorretti. La letteratura recente stima eventi avversi in più di un paziente su dieci negli RCT, ma questo riguarda tutte le terapie; e spesso il problema è che gli studi non monitorano sistematicamente i danni. Tradotto: prudenza sì, capro espiatorio no.
Nel confronto diretto tra approcci (psicodinamica vs CBT) in routine care, nessuna differenza chiara nella frequenza di effetti negativi; quel che conta sono competenza clinica, setting e alleanza.
3) “Costa troppo e dura moltissimo”: dipende—e spesso fa risparmiare
La caricatura “infinita e costosa” non descrive la realtà odierna: esistono format brevi e manualizzati (STPP, ISTDP) con esiti robusti e riduzione dei costi sanitari (meno visite, ricoveri, farmaci) a 1–3 anni. Lo dicono studi su migliaia di cartelle: non opinioni.
Analisi economiche aggiornate confermano risparmi pro-capite significativi dopo ISTDP in sanità pubblica. La “terapia lunga uguale spreco” è una semplificazione ideologica, non un’analisi di costo-utilità.
4) “Setta, anelli e PCI”: storia sì; spiegazioni, per favore
Sì, Freud regalò anelli ai membri del “Comitato segreto” nel 1913 (Jones, Ferenczi, Rank, Sachs, Abraham; poi Eitingon): un gesto simbolico di coesione in una fase turbolenta del movimento. Storia affascinante, ma che prova esattamente cosa sulla validità clinica di un trattamento nel 2025? Nulla. Confondere folklore istituzionale e outcome terapeutici è retorica, non scienza.
Quanto al PCI: che alcuni intellettuali italiani del Novecento abbiano litigato—talvolta ferocemente—con Freud non rende la psicoanalisi un sacrilegio clinico. La letteratura di esito non si vota a congresso.
5) La psicoanalisi oggi non è (più) quella del 1913
L’ortodossia monolitica evocata nell’intervista è una fotografia seppiata. Oggi il campo è pluralista, aggiornato, integrato con la psichiatria basata su prove, capace di lavorare in combinazione con i farmaci e in protocolli time-limited quando indicato. Lo ricordano anche voci interne al dibattito scatenato dall’articolo su Repubblica: quel ritratto dell’“ortodossia” non esiste più.
6) Ma l’intervista su Repubblica?
La trovate qui: titoli forti, abbonamento necessario, e molte affermazioni apodittiche. Va benissimo discutere; va malissimo assolutizzare. Il giornalismo ama le frasi tagliate col machete; la clinica preferisce i follow-up.
In sintesi (senza fronzoli)
Efficacia: documentata in più meta-analisi, con esiti mantenuti e spesso crescenti.
Sicurezza: gli effetti indesiderati esistono in tutte le terapie; servono monitoraggio e buone pratiche, non anatemi.
Costi: i format dinamici brevi possono far risparmiare al sistema.
Storia: gli anelli del Comitato segreto sono curiosità museale, non un outcome.
Se proprio vogliamo essere “dissacranti”, proviamo con un’eresia diversa: scegliere la terapia in base all’indicazione clinica, alle preferenze del paziente, alla competenza del terapeuta e alle prove disponibili—non in base a un titolo acchiappa click. Questo sì che, nel migliore dei casi, serve. Nel peggiore? Evita di fare danni.
Bibliografia essenziale (per chi confonde slogan e dati)
Shedler J. (2010). The efficacy of psychodynamic psychotherapy. American Psychologist, 65(2), 98–109. https://doi.org/10.1037/a0018378
Driessen E., et al. (2013). The efficacy of short-term psychodynamic psychotherapy for depression. American Journal of Psychiatry, 170(9), 936–948. https://doi.org/10.1176/appi.ajp.2013.12070854
Abbass A., Town J.M., Driessen E. (2013). Intensive Short-Term Dynamic Psychotherapy: a systematic review and meta-analysis of outcome research. Harvard Review of Psychiatry, 20(2), 97–108. https://doi.org/10.3109/10673229.2012.747451
Johansson P., et al. (2010). Long-term outcome of psychodynamic psychotherapy and psychoanalysis. Psychotherapy Research, 20(2), 190–200. https://doi.org/10.1080/10503300903374370
Leichsenring F., et al. (2015). Psychodynamic therapy meets evidence-based medicine: a systematic review. World Psychiatry, 14(2), 137–150. https://doi.org/10.1002/wps.20227
Cuijpers P., et al. (2019). Negative effects of psychotherapies: a meta-analysis. World Psychiatry, 18(3), 345–355. https://doi.org/10.1002/wps.20655
Town J.M., et al. (2017). Cost-effectiveness and healthcare savings of Intensive Short-Term Dynamic Psychotherapy. Journal of Psychiatric Research, 85, 54–61. https://doi.org/10.1016/j.jpsychires.2016.10.015
Roose S.P., Glick R.A. (2013). Cognitive-behavioral therapy versus psychodynamic psychotherapy: is it really the method that matters? American Journal of Psychiatry, 170(2), 139–141. https://doi.org/10.1176/appi.ajp.2012.12111473
Gay P., Gay H. (1988). Freud: A Life for Our Time. W.W. Norton & Company.
Falzeder E. (1997). The “Committee”: Freud’s Inner Circle. Psychoanalytic Quarterly, 66, 557–593. https://doi.org/10.1080/21674086.1997.11927422
(Livello scientifico: alto. Se qualcuno vuole replicare, si presenti con meta-analisi peer-reviewed e follow-up longitudinali alla mano. Altrimenti, grazie per la chiacchierata