Politica

Consiglio comunale teatrale:Falcomatà conclude il suo mandato citando Vecchioni ed Enea

Il meglio del teatro Pirandelliano oggi in scena al Consiglio Comuanale

di Francesco Nicolò - 17 novembre 2025 15:15

Doveva essere il consiglio della verità politica.

Nei giorni scorsi tutti sapevano che questa seduta sarebbe dovuta essere quella della sfiducia dopo le manovre e le epurazioni che Falcomatà aveva avviato. 

L’atto politico decisivo, l’assunzione di responsabilità.

E invece no: quell’atto, tanto evocato quanto temuto, non è mai stato depositato.

È evaporato.

Come evaporano le decisioni quando una maggioranza non ha più il coraggio di guardarsi allo specchio.

Oggi in aula si è arrivati solo alla contestazione dell’incompatibilità del neo eletto consigliere regionale: un passaggio dovuto, un mero atto tecnico come stabilito dall'art 69 del TUEL, trasformato però in una liturgia teatrale per coprire ciò che non si è voluto fare.

Un rito formale al posto di un atto politico.

Una farsa al posto della chiarezza.

Con quest'atto di pura formalità amministrativa del tutto propedeutica ed obbligatoria (art 69 comma 5)  " Qualora l'amministratore non vi provveda entro i successivi 10 giorni il consiglio lo dichiara decaduto",  si apre la strada al nuovo corso, che passerà dalla successiva nomina del facente funzioni. Sarà Brunetti a reggere temporaneamente il timone.

Ma è un equilibrio precario: se la sua gestione effettivamente non dovesse produrre gli effetti auspicati dalla maggioranza  — oggi esclusa dal reimpasto — allora sarà quella maggioranza a doverlo sfiduciare, portandolo alla decadenza.

Un paradosso perfetto.

Una maggioranza che non guida nulla, ma può far cadere tutto.

Ed è proprio sulla maggioranza che va detto ciò che finora si è solo sussurrato.

Oggi la maggioranza ha mostrato il peggior volto possibile: arroganza senza forza, presenza senza responsabilità, potere senza coraggio.

Prima ha evitato di presentare la sfiducia, poi ha abbandonato l’aula, rifiutando di discutere gli altri punti all’ordine del giorno.

Non una scelta politica: una fuga.

Una resa travestita da tattica.

E resta un sospetto pesante, ormai difficile da ignorare:

Che tutto questo caos — dal mancato deposito della sfiducia alla fuga finale — sia solo il primo atto per evitare di decidere sulle circoscrizioni? 

Un passaggio imposto dalla Prefettura che nessuno vuole assumersi. Territori in pasto a logiche elettorali piuttosto che funzionali, circoscrizioni di decentramento amministrativo prive di autonomia operativa o ancor più territori discontinui ed eterogenei sia nei servizi sia nella cultura e tradizione. Un Masterplan diventato improvvisamente libro sacro che soppianta il Piano Strutturale Comunale ancora da definire.

Quando la politica non ha il coraggio di scegliere, lascia che il caos scelga per lei. Certamente un problema non facile da gestire.

Il sipario cala su un’altra giornata insipida, in cui il consiglio comunale si è trasformato in un palcoscenico e l’istituzione in un accessorio.

Reggio, ancora una volta, resta spettatrice obbligata di una classe dirigente che rinvia, scappa, tace.

E che, soprattutto, non governa.

Alla fine, tutto è andato esattamente come previsto. Dopo settimane di tensioni, annunci più o meno velati e un clima politico che oscillava tra la resa dei conti e il deja-vu, il sindaco Falcomatà è arrivato al momento decisivo scegliendo la strada più familiare: quella della resistenza narrativa, dell’affidamento alla parola, della citazione colta a suggello di un percorso complicato.

Ed il sindaco Falcomatà fedele alla sua liturgia politica dal canto suo, ha interpretato il copione con la sicurezza di chi conosce perfettamente la scena. Nel suo intervento finale ha citato Vecchioni ed Enea, due riferimenti che negli anni sono diventati quasi un marchio di fabbrica: il cantautore che canta la fragilità dell’uomo e l’eroe che sopravvive alle tempeste e segue il suo destino per fondare un futuro possibile.

Nel vuoto istituzionale e negli equilibri politici precari, chissà che la sfiducia al Sindaco siano solo posticipate  per evitare di assumersi la responsabilità più scomoda: quella di decidere sul futuro delle circoscrizioni.