Politica

Inclusione negata: a Reggio Calabria il diritto allo studio dei bambini con disabilità resta sulla carta

L’inclusione non può essere uno slogan

di Francesco Nicolò - 28 settembre 2025 22:33

Raccogliamo la richiesta d'aiuto di un genitore che impotente di fronte  al muro istituzionale chiede sostegno nella speranza di poter ottenere quanto dovuto. Una questione deplorevole che aggiunge problemi ai familiari ed alle persone con disabilità che subiscono impotenti l'abbandono istituzionale e l'ipocrisia dei termini come "assistenza educativa" "inclusione", "stato di diritto".

Una lettera che disintegra la costituzione e la formazione scolastica e vanifica gli sforzi legislativi che hanno recepito il disagio di una fascia debole e sostenuto con norme di elevato valore sociale. 

La lettera di un nostro lettore si apre con un interrogativo.

"Ma i bambini, non erano tutti uguali???

BuongiornoSono il genitore di un bambino di otto anni affetto da autismo moderato. Frequenta la primaria presso un noto istituto comprensivo nel centro di Reggio. Lunedì 29/09 avrebbe dovuto iniziare il tempo prolungato, quindi mensa e attività pomeridiane. Lui segue la programmazione della classe. In questi anni noi genitori abbiamo imparato a convivere con la disabilità di nostro figlio, affrontando diversi problemi, sofferenze, ma anche tante gioie. 

Le preoccupazioni, come per ogni figlio, sono tantissime. Tra queste, è inutile negare, affiora sempre quella che un giorno mio figlio tornerà a casa piangendo perché è stato escluso dai giochi dei compagni, è rimasto solo a fare merenda, o altro. 

Mi sono sempre chiesto come avrei reagito, cosa avrei potuto fare. Non mi aveva neanche sfiorato l’idea che ad emarginare mio figlio, a renderlo diverso dagli altri, a togliergli i suoi diritti sarebbe stata la scuola stessa. Ebbene sì, da lunedì lui tornerà a casa a fine mattinata, mentre i suoi compagni resteranno a fare lezione il pomeriggio. 

Il motivo? Mancano gli assistenti educativi. Di chi è la colpa? La scuola dice del comune. Avrebbe dovuto trovare una soluzione? A quanto pare no, in fondo cosa importerà mai se qualche bambino dovrà restarsene a casa per qualche settimana in barba a tutte le leggi sull’inclusione. E chi lo spiega ai bambini che loro non possono restare con i loro compagni? Ma non erano tutti uguali? …Ma papà, io sono diverso dagli altri bambini?....... Sì, amore mio, per la scuola italiana lo sei..

W.G.

Un genitore avvilito"

Non è sufficiente riportare lo sfogo di un genitore ed è imbarazzante la definizione più come "non è accettabile".  

L'atavica disorganizzazione di certe amministrazioni conduce inevitabilmente ad una pessima programmazione dell’anno scolastico. Con la chiusura di 9 plessi scolastici avvenuta ad inizio dell'anno passato, si era già avuto modo di assistere a tanto caos disagio e frustrazione. Ma sebbene il modello amministrativo ed organizzativo fosse completamente inadeguato coinvolgeva l'intera popolazione scolastica. "Mal comune si sopporta meglio". 

Non è descrivibile oggi il sentimento di sofferenza di un genitore nel vedere entrare in classe solo una parte della classe!  Non per scelta personale, ma per divieto dell'istituzione scolastica che dovrebbe garantire la formazione, l'inclusione, l'accompagnamento ed il sostegno dei bambini fragili.

La legge è chiara e prevede che il Piano Educativo Individualizzato (PEI) sia predisposto già prima dell’inizio delle lezioni, così da garantire fin da settembre il sostegno e l’assistenza necessari. Quando scuola, Ufficio Scolastico e Comune non pianificano per tempo, si crea un vuoto gestionale che priva i bambini dei loro diritti proprio nei mesi più importanti, compromettendo la continuità didattica e relazionale.

È doveroso ricordare che i diritti degli studenti con disabilità non sono concessioni, ma obblighi inderogabili dello Stato e degli enti locali. Ogni ora tolta, ogni assistente mancante, rappresenta una ferita non solo per il bambino, ma per l’intera comunità scolastica.

Questo non è un semplice ritardo burocratico: è una violazione strutturale e reiterata del diritto allo studio. A pagarne le conseguenze non sono gli uffici che non hanno organizzato, ma i bambini più fragili e le loro famiglie, costrette a iniziare l’anno nell’incertezza e nell’abbandono.

L’inclusione non può essere improvvisata a ottobre: deve essere programmata e garantita prima del primo giorno di scuola. Qualsiasi altra prassi è inaccettabile, discriminatoria e contraria alla Costituzione.

Le responsabilità istituzionali sono chiare e non ci possono essere alibi. 

Il Comune di Reggio Calabria è responsabile di garantire gli assistenti all’autonomia e alla comunicazione, figure indispensabili per l’inclusione, come stabilito dalla L. 104/1992 e dal D.Lgs. 66/2017. La mancata assegnazione non è un ritardo formale, ma una violazione diretta della legge e una discriminazione ai sensi della L.67/2006, già condannata dalla giurisprudenza.  Il Ministero dell’Istruzione e Ufficio Scolastico Regionale che devono garantire le ore di sostegno didattico in base al PEI (Piano Educativo Individualizzato). Ogni riduzione arbitraria delle ore è illegittima, come ribadito dalla Corte Costituzionale (sentenze n. 80/2010 e n. 275/2016). La Dirigenza scolastica ha il dovere di assicurare il regolare tempo scuola e non può scaricare sulle famiglie le conseguenze delle omissioni istituzionali. 

Tagliare ore pomeridiane, inibire la mensa scolastica come momento di aggregazione e ridurre la frequenza significa aggravare la discriminazione. Quando scuola, Comune e Ufficio Scolastico non pianificano per tempo, si crea un vuoto gestionale che priva i bambini dei loro diritti proprio nei mesi più delicati, compromettendo la continuità didattica e relazionale.

Che valore ha parlare di inclusione se poi, nella pratica quotidiana, i bambini più fragili vengono lasciati senza assistenza e con meno ore di scuola? Questo accade in alcune scuole primaria di Reggio Calabria, che per delicatezza verso le famiglie non riportiamo, per espressa richiesta della famiglia, dove un alunni con disabilità si vedono negato il diritto fondamentale allo studio perché il Comune non assegna l’assistente e la scuola taglia le ore pomeridiane.

La legge non lascia dubbi: il Comune deve fornire gli assistenti, il Ministero deve garantire il sostegno, la dirigenza scolastica deve assicurare il tempo scuola. Eppure, a Reggio, tutti sembrano lavarsene le mani.

Il risultato? I bambini con disabilità vengono discriminati due volte: dalla mancanza di personale e dalla riduzione delle lezioni. È una violazione della Costituzione e delle leggi vigenti, ma soprattutto un atto di ingiustizia umana.

Ci auguriamo  che l'amministrazione comunale non eludi la questione e che dirigenti e funzionari abbiano già fornito la soluzione e che quando emerso sia solo un episodio da non ricordare perché questo genere di discriminazione è una ferita profonda nell'animo dei bambini.

A chi è permesso entrare: buona scuola bambini.