Reggio Calabria, la menzogna dei sondaggi sulla qualità della vita
La sponsorizzazione mediatica di chi è primo sulla pelle degli ultimi
di Francesco Nicolò - 23 novembre 2024 11:50
"Non eravamo campioni prima, non siamo brocchi adesso" è la risposta del Sindaco Falcomata a chi ha mostrato la discesa nella "classifica" elaborata da un nota rivista italiana.
Un'affermazione che non convince né fornisce una spiegazione a queste fantomatiche classifiche che pongono in risalto non i migliori di questa gara, ma i "peggiori".
Chi elabora queste classifiche, non prenderà certamente i dati con sondaggi ed interviste sul territorio, troppo costose e di dubbia validità dei dati.
Certamente la qualità della vita per i "poveri" del paese, per chi ha subito la riduzione drastica delle erogazioni statali nei settori strategici di un paese: Servizio Sanitario, Servizio Istruzione, accessibilità al mondo del Lavoro, Infrastrutture di Trasporto non può essere considerato un povero per scelta ma vittima regioni muscolari politicamente.
In un contesto sociale dove è vietata la discriminazione, queste classifiche hanno una speciale deroga. È imbarazzante pensare di stilare una classifica delle città italiane in una sorta di competizione priva di oggettività e di fair play finanziario, per dirla attraverso semplificazioni calcistiche.
La classifica semmai dovrebbe essere stilata (con tutti i componenti sulla stessa linea di partenza) alle amministrazioni delle città che hanno il compito di intervenire ed intercettare risorse per in incidere nella trasformazione dei territori.
Queste classifiche così fatte, realizzate su commissione tanto per omaggiare qualcuno andrebbero vietate e pagato un risarcimento per teppismo sociale. Quantomeno giacché è una competizione tra le " solite" prime appare grossolano stilare una classifica tra città notoriamente di seria A e città di serie B, non per scelta propria ma indotta dal mercato del lavoro ed indirizzi di governo.
Classifiche che inducono i giovani a scappare dalle città minori per indurli a riempire città già sature di altri problemi sociali e costi proibitivi, dove la sicurezza è l'isolamento sociale sono drammi tanto quanto la disoccupazione.
La domanda più immediata dovrebbe essere, voli andreste a vivere a Milano, la città con il più elevato valore? Vivere non lavorare!
La domanda ulteriore: perché gli italiani scappano dalle prime 10 citta della classifica per vivere in luoghi più a dimensione umana e e sempre più isolane. dove la qualità della vita è al di sotto della classifica stilata dal terrorismo mediatico?
Perché i cittadini chiedono di vivere al mare, in montagna in città dove si respira e si parla tra persone e non dove gli incontri sono in metro o tra file di individui senza alcuna connessione?
Certamente che non va quasi nulla bene in ambito sanitario, certamente il mercato del lavoro non permette un facile inserimento, certamente i servizi per la mobilità ed il trasporto sono certamente mediamente mediocri ma questi ambiti non si risolvono senza risorse né senza una volontà di governo. Esempi se ne trovano ovunque , il piano di riorganizzazione degli aeroporti che ha portato la quasi chiusura dell'aeroporto dello stretto nel 2016, rivitalizzato nel 2024 con politiche attive, che hanno sottolineato l'importanza strategica dei collegamenti per lo sviluppo del territorio, gli investimenti nell'alta velocità fermi a Napoli, la realizzazione solo su carta di Zes, ma senza reale valore economico, l'assenza di un piano per lo sviluppo della portualità e del diportismo, decine di vincoli che limitano lo sfruttamento del territorio paralizzando attività economiche. I tutto questo l'incidenza delle amministrazioni locali tra programmi di risanamento, investimenti sbagliati, risorse europee non utilizzate per un reale sviluppo economico mostra la sua totale incapacità di gestire territori dove si insegue esclusivamente il consenso con interventi poco efficaci e durevoli.
Ciò nonostante la qualità che i cittadini chiedono non è solo lavoro e reddito, quella elaborata da editoriali nazioni, non è qualità a portata di tutti, ma solo per chi se la può permettere.
Basta allora terrorizzare ed indurre l'abbandono dei territori per poi urlare emarginare il terrone che va riempire il salvadanaio già traboccante delle "città vivibili."