Reggina, prima o poi il sole tornerà a splendere...
Una storia, quella recente, fatta di sofferenze e momenti difficili
di Andrea Baccellieri - 04 aprile 2024 17:34
Da oramai 4 anni a questa parte la Reggina, e con lei tutti i suoi tifosi, sono destinati a soffrire e passare le pene dell’inferno. Tra fallimenti, presidenti indagati, stipendi non pagati, giocatori non all’altezza e tifosi sempre più spazientiti non si è mai trovata una pace e/o una figura che potesse far tornare la gioia a Reggio Calabria. L’ultima, in ordine cronologico, è stata quella di Felice Saladini: Il coraggioso imprenditore di Lamezia Terme ha preso le redini della squadra amaranto dopo la travagliata estate del 2022 con il quasi fallimento dell’ex imprenditore romano Luca Gallo che aveva lasciato la squadra senza fondi e con un mare di debiti da risanare.
L’ex patron amaranto e CEO di Meglio Questo, insieme a Marcello Cardona non hanno avuto paura ed hanno preso in mano la situazione e la società nonostante le milioni di difficoltà alla quali stavano andando incontro. Difficoltà, che, però non sono mai state mostrate nei primi mesi sotto la gestione Saladini, anzi tutt’altro! Durante il mercato estivo non si è badato a spese e sono arrivati nomi importantissimi per la cadetteria oltre (Gagliolo, Hernani, Majer, Canotto ecc.) all’arrivo in panchina di un maestro come Filippo Inzaghi. A Reggio sembrava esser davvero tornato l’entusiasmo che mancava, nei mesi avvenire infatti arrivavano risultati su risultati e in pieno inverno la squadra amaranto era in piena lotta per salire in Serie A. Poi, il buio…
Tutto, come per magia, inizia a spegnersi: voci che davano Saladini lontano da Reggio Calabria, risultati pessimi con la squadra che sembrava contro l’allenatore, dichiarazioni di Inzaghi che lasciavano presagire un addio a fine stagione con qualche critica velata alla società (l’allenatore Piacentino ha più volte lamentato di non esser stato aiutato a dovere nel mercato di gennaio) e rapporto Curva-giocatori che sembrava sempre più distante per via della discesa in classifica. Nonostante tutto, però, la squadra riesce a qualificarsi ai play-off ma perde al primo turno contro un fortunatissimo Sudtirol che la spunta ad uno dei primi tiri in porta dopo una partita giocata benissimo dagli amaranto.
Nelle giornate antecedenti a quella fatidica eliminazione aleggiava in città un senso di paura per via dell’oramai nota e famosissima omologa che fece tornare i fantasmi a buona parte della popolazione di Reggio Calabria. Estate che, per gli amaranto, come quella di un anno prima si dimostrò fatale. Tra ricorsi Tribunali, giudici sportivi e TAR non ci fu niente da fare con l’imprenditore di Lamezia Terme che per una cifra di 750mila euro fece sprofondare negli inferi (dopo 8 anni) gli amaranto, condannandoli alla Serie D.
Oggi ancora non si conoscono i motivi del perché Saladini non abbia pagato quella somma di denaro, e, oltretutto non si conoscono i motivi del perché Cardona, uomo dello Stato ed uomo di Reggio Calabria, abbia abbandonato la nave non appena inizia a tirare una brutta aria nascondendosi e non mettendosi MAI dalla parte della tifoseria. Con il ritorno in Serie D i tifosi non hanno perdonato (e mai lo faranno) Felice Saladini. Ad oggi l’unico UOMO da ringraziare è il solo Massimo Taibi che, nonostante abbia commesso qualche errore dal ruolo di direttore sportivo, non si è MAI tirato indietro mettendosi sempre dalla parte della maglia amaranto lottando fino all’ultimo per evitare la morte della società di Reggio Calabria.
A questo si aggiunge che lo stesso diesse palermitano si presentò al bando del Comune con una cordata per partecipare al campionato di Serie D pur di non abbandonare la baracca (a differenza di Marcello Cardona). Cordata che, non è mai stata scelta dal sindaco facente funzioni Brunetti che ha optato per il professore Antonino Ballarino con la sua LFA Reggio Calabria anche a discapito della cordata di Stefano Bandecchi che non ha mai preso bene questa decisione.
Ad oggi, però, com’era ampiamente previsto che succedesse la società creata da Virgilio Minniti non è ben vista da buona parte della tifoseria che è estremamente scettica considerando le vicende che gravitano attorno alla LFA RC e le condizioni economiche della cordata. Nelle ultime ore, infatti, balzano delle notizie che affermano come manchino delle mensilità ai dipendenti della società amaranto che aspettano da mesi degli stipendi sui rispettivi conti correnti. Dal punto di vista sportivo, beh... che dire... la squadra ha fatto il suo sapendo già da inizio anno di non poter vincere il campionato conscia di essere nettamente inferiore al Trapani che sta meritando la promozione in Lega Pro. Rimangono, però, le prestazioni indecenti fornite contro Real Casalnuovo, Sant'Agata (andata e ritorno) e tutte le altre gare in cui la squadra di Reggio Calabria è sembrata un team di categorie inferiori rispetto alla Serie D.
La questione che fa arrabbiare di più i tifosi amaranto, però, è quella legata alle "promesse" fatte da Ballarino in estate con il professore catanese che garantiva il passaggio in Lega Pro direttamente in questa stagione (nonostante sapessimo tutti che era praticamente impossibile vista la portata enorme del Trapani). Promessa che non è stata mantenuta (ripescaggio escluso) facendo scatenare l'ira e l'ilarità dei tifosi sui social. Da non sottovalutare anche la questione logo e marchio con lo stesso che è tornato “free” e sul quale hanno posato gli occhi il duo Ferrero-Bandecchi con il primo intenzionato a (ri)creare la Reggina anche insieme al professor Antonino Ballarino facendo scomparire la LFA dopo appena un anno (passaggio assolutamente corretto). Purtroppo, però, la storia della neonata società amaranto (LFA RC n.d.r.) ci insegna che non tutto è scelto in funzione del bene comune ma, spesso, solo per una mera questione personale.
Troppe volte, negli ultimi mesi, abbiamo sentito il nome della Reggina Calcio 1914 associato alla politica dimenticandoci che la maglia amaranto è una questione di cuore e non un giocattolo con il quale tutti possono giocare e metterci le mani. Adesso, dopo anni di sofferenza, vorremmo tutti che si mettesse un punto con il ritorno della storia e dell’identità nella speranza che un giorno il sole torni a risplendere...