Farina di Grillo: Dove acquistarla
Al centro delle dimostrazioni di allevatori ed agricoltori la farina di Acheo non è la questione.
di Francesco Nicolò - 05 febbraio 2024 15:06
Dal 24 gennaio 2023 la farina di grillo e i prodotti a base di Acheta domesticus e Alphitobius diaperinus che la contengono possono essere venduti liberamente in tutta l’Unione europea, Italia compresa e proprio in questi giorni l'opinione pubblica, soprattutto quella social, non sembra parlare d'altro.
Non è facile trovarla tra i prodotti comuni per l’evato costo, ma non è improbabile vederla tra gli alimenti un tempo a base di farine di grano.
L’origine di questo “Nouvel Food” nasce nel lontano luglio del 2019 con la domanda che la società Cricket One Co. Ltd. ha presentato alla Commissione Europea, per l’immissione sul mercato dell’Unione della polvere parzialmente sgrassata di Acheta domesticus (grillo domestico) quale nuovo alimento.
Le proteste che nel mese di gennaio hanno visto protagonisti gli agricoltori di tutta Europa hanno un fondamento prettamente economico piuttosto che di benessere.
Riguardano la PAC emessa dalla UE che sarà valida fino al 2027. È un pacchetto di norme articolato e corposo, che si basa su alcuni obiettivi fondamentali: tra gli altri garantire un reddito equo agli agricoltori, proteggere la qualità dell’alimentazione e della salute, tutelare l’ambiente e contrastare i cambiamenti climatici.
Proprio le norme relative alla salvaguardia ambientale sono tra le più contestate dagli agricoltori che chiedono una «revisione completa» della PAC, considerata un esempio di «estremismo ambientalista a scapito della produzione agricola e dei consumatori».
Uno dei punti più criticati è l’obbligo per gli agricoltori europei di lasciare incolto il 4 per cento dei propri campi, in modo da stimolare la biodiversità dei terreni.
La protesta si concentra sulla riduzione del costo del carburante, sull’accisa, sull’ aliquota iva per alcuni prodotti ed infine sull’introduzione di prodotti “sintetici” visti come minacce.
Se è vero che questo “Nouvel food” ha una quantità notevole di proteine, è probabile che nel tempo possa sostituire alcuni prodotti a base carne. A chi si limita di sottolineare problemi di salute, o di alterazione del DNA, basta ricordare però l’attuale presenza di alimenti contenenti fitofarmaci, oli rigenerati, carni ricomposte e OGM. Sarà proprio questa la svolta invece del Made in Italy, se effettivamente sarà interamente made in Italy!
Autenticità della produzione con etichette IGT, IGP poco ma buono! La risposte alla crisi della produzione alimentare ed al fabbisogno alimentare.
L’attenzione quindi alle etichette ed agli ingredienti dovrà sempre essere al centro delle scelte. Chissà magari di un grissino a base grillo croccante si potrà pure farne un assaggio.
Tranquilli al momento la vendita è limitata a prodotti specifici e qualche start up come la Nutrinsect di Macerata avvia la distribuzione grazie all’azienda reggiana Reire. L’impresa alimentare di Macerata è l’unica in Italia ad aver ottenuto il via libera dal Governo per la vendita.
Nulla di eclatante visto che consumiamo insetti senza saperlo vedi il colorante “E120 - cocciniglia, acido carminico,sono coloranti naturali ottenuti da un insetto, il Dactylopius coccus (cocciniglia), che vive a spese di una specie di cactus (Napalea coccinillifera) presente in Perù e nelle Isole Canarie”.
Mentre con additivi incomprensibili ai consumatori vengono somministrati alimenti sconosciuti fonte di intolleranze alimentari, in questa materia la commissione europea e le istituzioni italiane dovrebbero intervenire per rendere leggibili ed autentici i contenuti, continua la protesta degli agricoltori per la sostenibilità e redditività dell’impresa agricola.
L’interesse alla autenticità alimentare vede gli eserciti distratti su altri fronti, impegnati da una parte alla regolamentazione della produzione a tutela della biodiversità e dell’utilizzo intensivo dei suoli (antica pratica). Rimangono sospese le risposte a come verrà sostituita la riduzione della produzione e perché UE non applica alle importazioni gli stessi requisiti di accettazione della produzione interna.