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Consiglio comunale, Falcomatà: "Con il Decreto Agosto abbiamo messo in sicurezza il bilancio fino al 2042"

"Superiamo anni di gestione disinvolta delle case comunali"

di Redazione - 26 febbraio 2024 18:26

Nel corso della seduta del consiglio comunale, dopo la relazione dell’assessore al Bilancio, Domenico Battaglia, sul punto all’ordine del giorno relativo alla deliberazione Corte dei conti n. 139/2023: ossia l’adozione di misure correttive finalizzate all'efficientamento del sistema delle riscossioni, è intervenuto il sindaco Giuseppe Falcomatà.

«Tutto ha una storia e questa storia parte da molto lontano – ha evidenziato il primo cittadino - si è già detto della prima scelta importante della nostra amministrazione di non dichiarare il dissesto con le conseguenze del caso. La nostra città, il “caso Reggio”, è divenuto paradigma di tutte le difficoltà che, non solo al Sud, ma in tutta Italia i Comuni affrontano. Da un lato per problemi strutturali e scelte politiche disinvolte, altre volte per problemi strutturali e scelte politiche negative. Quel percorso, quel lavoro quotidiano con Anci, col ministero degli Interni, in particolare il Dipartimento di controllo e vigilanza sugli enti locali, sulle spese e la ragioneria ha portato all’adozione di alcune scelte che fecero i governi di allora. Basta col dare solamente del tempo ai Comuni, perché il procrastinare più in là il ripiano del disavanzo incideva sulle future generazioni. Si decise di dare risorse agli enti locali per azzerare il disavanzo e metterli davvero nelle condizioni di ripartire. L’inverso di ciò che si oggi vuole fare con l’autonomia differenziata».

«L’idea di dare gli strumenti ai comuni e non solo il tempo – ha aggiunto il sindaco – si è tradotta poi nel decreto Agosto del 2020 che ha portato alla sottoscrizione del Patto per Reggio con risorse, non solo nella nostra città. Si tratta di un Patto che, dentro una cornice di carattere generale, ovvero quello di dare risorse ai Comuni sedi di città metropolitana, con un disavanzo pro-capite di 700 euro, di fatto ha risolto il problema di Reggio e pochi altri comuni. Dentro quei 2 miliardi e 670 milioni di euro ci sono Reggio, Napoli, Torino e Palermo col suo disavanzo altissimo. Nel caso di Reggio sono stati previsti quasi 139 milioni scadenzati fino al 2042, un impegno che va molto oltre ogni ciclo politico. Questo significa avere messo al sicuro la città: sono state previste risorse all’interno di una cornice normativa, rispetto a un problema strutturale che risolve anni di gestione disinvolta delle case comunali e si è fatto non a caso, non per fortuna, ma perché frutto di un percorso politico».

Per questo motivo, ha proseguito il primo cittadino: «Vorremmo che le 26 pagine di relazione della Corte dei conti fossero presentate all’interno delle disamine che, non meglio identificate associazioni, fanno sullo stato dei conti del Comune, confondendo dopo anni debito e disavanzo, associazioni che sono una sorta di Robin Hood al contrario, rubano ai poveri o impoveriscono qualcuno, un’istituzione pubblica come il Comune di Reggio e, nonostante questo, hanno mezzo milione di buoni motivi per proporre invece schemi alternativi nei quali raccontano la loro versione sullo stato dell’arte comunale».

«In sintesi – ha proseguito il sindaco - oggi si ripristina il normale andamento delle cose in una città in cui probabilmente avevamo dimenticato cosa fosse. Questo non avviene a caso, ma dopo un’interlocuzione col Governo e dopo anni e lavoro continuo di recupero dell’autorevolezza di una città. A quel tempo c'era un Governo che dava risorse ai Comuni, soprattutto al Sud, a differenza di oggi in cui c'è un governo che invece rischia di sottrarre risorse ai territori, come ad esempio nel caso dell'accordo sulla Coesione».

«Voglio sottolineare alcuni numeri per fugare alcuni dubbi espressi sulla relazione– ha chiuso Falcomatà – la nostra riscossione è arrivata all’84% rispetto alle liste di carico. Mentre l’ultimo dato disponibile del 2017, parlava di circa 70 milioni di euro di riscossione complessiva, all’interno della relazione si può leggere di 80 milioni nel 2021, 90 milioni nel 2022 e 94 milioni nel 2023. In questo contesto generale di miglioramento evidente della riscossione mi preme sottolineare uno dei nervi scoperti della riscossione ovvero l’idrico. Vi ricordate quando si mettevano come risorse in attivo dei fondi che in realtà andavano restituiti alla Regione? A proposito dell’idrico la riscossione è raddoppiata: dai 9 milioni del 2017 ai 18 milioni del 2023. Si deve fare di più, ma mi sento di ringraziare Hermes, altra scommessa vinta dall’Amministrazione, quando nel 2015 Reges e Recasi avevano un contratto concluso, e sono state trasformate in una società in house, oggi virtuosa, che arriva quasi a 100 milioni di riscossione, per la quale va dato merito al management e ai lavoratori. L’obiettivo è trasformarla in società metropolitana, in modo tale che anche gli altri comuni della Città metropolitana possano usufruire del servizio. Ce ne siamo accorti solo noi? Sicuramente se ne sono accorti il Comune di Messina e quello di Taormina che hanno chiesto la collaborazione della nostra società per migliorare la riscossione dei tributi. Dovremmo esserne tutti orgogliosi, come amministratori e cittadini».

«Le 26 pagine - ha chiuso Falcomatà - contengono anche le misure che si devono portare avanti per migliorare la riscossione: a partire dall’aumento del personale del settore tributi già in atto coi nuovi assunti e altre misure come lo sportello polivalente multicanale che apriremo in primavera al Cedir e poi il Contact center, altra grande idea che va verso il miglioramento della riscossione, tenendo conto dell’aspetto dell’innovazione e digitalizzazione che ci impone l’Unione europea. All’interno del prossimo bilancio di previsione vedremo che finalmente grazie all’uscita dal piano ci saranno agevolazioni sulla Tari per le fasce deboli, le famiglie in difficoltà della nostra città».

In ultimo il sindaco ha ringraziato per il lavoro fatto in questi anni; oltre ai dirigenti, anche gli ex assessori Francesco Gangemi e Irene Calabrò.

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