Che fine hanno fatto gli anticorpi monoclonali?
Non fa più timore ma il covid circola nelle nostre ed i vaccini lasciano ancora non pochi dubbi
di Bernini Enrico Carri - 25 gennaio 2024 11:12
Già, che fine hanno fatto?
Ricorderete che all’inizio della Pandemia, nei momenti di grave difficoltà terapeutica saltò alla ribalta quella che venne definita in maniera suggestiva “la Cura Ascierto” dal medico napoletano che per primo ebbe l’intuizione di utilizzare un anticorpo monoclonale, il tocilizumab, durante la fase della “tempesta citochinica”.
In effetti il tocilizumab si rivelò efficace in molti casi arrestando la fase infiammatoria che portava alle tragiche conseguenze della fase finale dell’infezione da Covid19. Dopo poco tempo l’attenzione degli scienziati fu proiettata su altri anticorpi monoclonali sempre più selezionati (perché calibrati verso la proteina Spike del virus, mentre il tocilizumab aveva come bersaglio l’Interleuchina-6, IL6, coinvolta nel fenomeno infiammatorio ma non specifica contro il virus) che sembravano essere estremamente promettenti.
La realtà purtroppo ha deluso molte delle aspettative che si erano create perché a parte il complesso uso ospedaliero (esiste anche qualcuno per uso domiciliare) e l’elevato costo di questi anticorpi, la continua variazione del virus rendeva obsoleto ed inefficiente il loro utilizzo.
Cos’è un anticorpo monoclonale?
I MAB (Monoclonal Anti Bodies) sono delle glicoproteine prodotte con ingegneria genetica da ceppi diversi di cellule (dal topo, chimera topo/uomo, umanizzati ed umani) ed hanno la funzione di legarsi ad uno specifico antigene in maniera selettiva, impedendone la funzione; questa funzione è analoga a quella degli anticorpi policlonali, prodotti dai linfociti B del nostro sistema immunitario, capaci però di riconoscere diversi tipi di antigene.
Il limite però degli anticorpi monoclonali, usati contro il Sars-Cov2 (tra essi ricordiamo il regdanvimab, il sarilumab, il taxagevimab in associazione col cilgavimab), è stato proprio quello di essere calibrati verso la proteina Spike che rappresentava la parte più variabile del virus.
La continua mutazione della Spike ha quindi reso man mano inutilizzabili ed inefficaci gli anticorpi monoclonali costringendo le case farmaceutiche ad una inutile quanto dispendiosa corsa contro il tempo, rincorrendo le varianti. Anche l’ultimo MAB chiamato “J08”, che aveva dato buoni risultati in vitro, si è mostrato poco efficace con la variante Omicron. L’era dei MAB contro la Covid è allora definitivamente tramontata?
Il Mad Lab di Siena nell’ambito della Fondazione Toscana Life Sciences sta esaminando una nuova porzione dei MAB, la porzione Fc, che sembra importante per innescare la risposta immunitaria neutralizzante contro virus e batteri, aprendo la strada ad un nuovo e meno precario approccio contro il Sars-Cov2 (https://www.pnas.org/doi/10.1073/pnas.2314730121) .
I MAB rappresentano comunque la nuova frontiera di cura in molte patologie infettive e tumorali e sicuramente rappresenteranno un possibile ausilio anche contro il Covid 19, anche se la strada per identificare un anticorpo efficace, aggirando la continua capacità di mutazione ed immuno evasione del virus, sembra ancora lunga.