Politica

I tormenti di Occhiuto e la Costituzione violentata

La vergognosa norma sull’autonomia differenziata e i distinguo postumi di chi rappresenta la Calabria

di Marco Lombardo - 25 giugno 2024 21:06

Pochi giorni fa, con il favore delle tenebre, è stata approvata la norma sulla cosiddetta autonomia differenziata. Nel dibattito nazionale che ne è seguito, come al solito ricco di polemiche e avaro di riflessioni, spicca un’intervista rilasciata a “La Repubblica” dal Presidente della Giunta regionale della Calabria, Roberto Occhiuto.

Il “governatore” della Calabria che appartiene alla maggioranza di centro-destra che ha approvato la norma, si era precedentemente espresso in modo favorevole rispetto al disegno di legge sull’autonomia differenziata.

Ora che la legge ha superato le votazioni in Parlamento ed è in attesa di essere promulgata dal Presidente della Repubblica, ecco la sorprendente intervista di Occhiuto: << Di notte e in fretta è stata votata la legge per dare un contentino a una forza politica di maggioranza>>, dice il governatore.

Ma questo -come lo chiama Occhiuto- “contentino” rischia di creare danni irreparabili al sistema Italia e alle regioni più svantaggiate perché <<le Regioni del Nord guideranno una Ferrari e quelle del Sud saranno costrette ad inseguire con una Panda>>.

Parole sue, parole che dovrebbero allarmare e che invece scivolano come acqua fresca sulla pelle delle vittime sacrificali –i cittadini di serie B della Calabria e di molta parte dell’Italia meridionale– ormai talmente abituati a essere presi a calci nel sedere da non rendersi nemmeno conto della portata e della gravità della norma approvata.

Viene un dubbio: come mai il governatore ha aspettato che la legge venisse licenziata dal Parlamento per fare queste dichiarazioni? Il suo sembra più un chiamarsi fuori dalle responsabilità, un sagace esercizio della nobile arte -per dirla alla romana- di “pararsi il culo”.

A giustificazione del suo comportamento, Occhiuto che tutto sommato ha saputo essere fino a oggi un buon presidente di regione, dice che la legge approvata non va bene perché mancano i Lep che avrebbero reso la norma più accettabile.

I Lep (livelli essenziali di prestazione), al pari del Lea (i livelli essenziali di assistenza nella sanità), rappresentano -per dirla in modo semplice- un sorta di livello base.

In sostanza lo Stato dovrebbe garantire a tutti un livello essenziale di servizi, poi se una determinata Regione sa gestire meglio (ovvero, come spesso accade, se riceve più finanziamenti), i cittadini di quella regione avranno di più.

Detta così sembra una cosa corretta, ma in realtà i Lep, come i Lea, rappresentano la foglia di fico per nascondere il sostanziale stupro di uno dei principi fondamentali della Costituzione della Repubblica: il principio di uguaglianza sancito dall’articolo 3. Il quale non solo dice che “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” ma poi prosegue con un’altra frase molto netta: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Come è possibile rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano l’uguaglianza dei cittadini, se la nuova legge di fatto sancisce che i cittadini di alcune regioni avranno di più e altri di meno?

La “nuova” Repubblica, che aggira allegramente i principi costituzionali fondamentali, garantirà solo un livello “essenziale”. E in realtà per ora neanche quello visto che, come lamenta Occhiuto, i Lep sono solo una scatola vuota.

Rimane la cosiddetta spesa storica che, guarda caso, favorisce le regioni del nord Italia. In buona sostanza “A chi ha sarà dato, a chi non ha sarà tolto anche quello che ha” che è una frase del Vangelo ma che ha tutt’altro significato, tant’è che persino la Conferenza Episcopale Italiana ha lasciato trapelare un profondo malumore nei confronti di questa norma vergognosa.

Il governatore Occhiuto potrebbe fare certamente di più: ad esempio impugnare la legge sull’autonoma differenziata davanti alla Corte costituzionale. Lo dovrebbe fare, visto quello che ha dichiarato nell’intervista a La Repubblica. 

Davanti a lui uno scomodo bivio: difendere gli interessi dei cittadini che rappresenta o allinearsi alle logiche della maggioranza di “patrioti” che sta sfasciando quel poco che ancora resta del nostro Paese.

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