Pantano elezioni regionali: tra l'inconcludenza del centrosinistra e l’azzardo del centrodestra
Due facce di una stessa crisi di rappresentanza e di coraggio politico
di Elisabetta Marcianò - 14 agosto 2025 14:00
Mentre le elezioni regionali si avvicinano, il panorama politico offre uno spettacolo desolante: da un lato un centrosinistra incapace di trovare un’intesa, dall’altro un centrodestra che, pur di conservare il potere, si stringe attorno a un candidato autodimessosi e sotto inchiesta per corruzione. Due facce di una stessa crisi di rappresentanza e di coraggio politico.
Il centrosinistra appare ancora una volta impantanato nelle sue liturgie eterne: tavoli di confronto infiniti, veti incrociati, partiti e partitini incapaci di mettersi d'accordo su un profilo credibile e condiviso. Lo scenario è ormai noto: si parla di "profili civici", di "larghe intese progressiste", di "rinnovamento", ma al dunque non si trova né la persona né la strategia. Ogni forza cerca di massimizzare il proprio peso specifico, anche a costo di sacrificare la possibilità concreta di vincere. Il risultato? Una coalizione che, al netto delle buone intenzioni, dà l’impressione di voler perdere con dignità, più che vincere con coraggio.
Sul fronte opposto, il centrodestra non mostra indecisioni, ma nemmeno prudenza. La scelta di puntare su un candidato dimissionario, già al centro di un’inchiesta per corruzione, è la dimostrazione plastica di un potere che si sente intoccabile. La presunzione che l’elettorato dimentichi tutto, che le inchieste siano un fastidio mediatico passeggero e che basti l’apparato per blindare un risultato, rischia però di ritorcersi contro chi governa. Perché anche in territori tradizionalmente orientati a destra, la fiducia non è un credito illimitato.
La somma di queste due crisi – quella dell’identità del centrosinistra e quella dell’etica del centrodestra – rende le prossime elezioni regionali qualcosa di più di una competizione locale. Sono Lo specchio fedele del malessere democratico che attraversa il Paese. Dove la sfiducia nei partiti cresce, dove il civismo è spesso invocato come panacea ma raramente messo in condizione di agire, dove la politica sembra aver perso la bussola, incapace di rappresentare e ispirare.
A pagarne il prezzo, ancora una volta, sono i cittadini. Costretti a scegliere tra un’offerta che oscilla tra l’inconsistenza e la disillusione, tra chi non riesce a fare squadra e chi si affida a chi ha già mostrato di non essere all’altezza.
Non è solo una questione di nomi, ma di visione. La domanda che resta sospesa è semplice quanto cruciale: chi, oggi, ha davvero il coraggio di mettere al centro il bene comune e non il tornaconto politico? Finché la risposta sarà “nessuno”, il rischio sarà quello di perdere molto più di un’elezione.