Politica

Il dramma dell’essere Capitale della Cultura

Un riconoscimento che ha origini dalla Grecia, madre di tutte le culture democratiche.

di Francesco Nicolò - 16 marzo 2025 19:49

La terra di tutte le democrazie 

Se oggi parliamo di Capitali della Cultura, di un riconoscimento orgoglio della città selezionata lo si deve ad una tanto visionaria donna proveniente dalla terra che ha dato vita alle culture democratiche, la Grecia. Melina Mercouri un'attrice greca che ha dato via a questo riconoscimento europeo per unire le culture europee e concorrere a formare una cultura europea.

In ambito europeo, l’idea viene nel gennaio 1985 a Melina Mercouri, allora Ministro della Cultura greco: l’idea si sviluppa rapidamente e prende piede già nello stesso anno in cui fu designata Atene la prima capitale europea della cultura acronimo europeo ECoC. 

Venne  stabilito che i paesi dell’UE ospitassero  a rotazione la manifestazione, e che la commissione giudicante si componga di dieci esperti nominati in maniera più o meno paritaria dai vari organi dell’UE. 

I sei criteri da rispettare per le città che intendono presentare la propria candidatura sono: il contributo ad una strategia culturale a lungo termine; il contenuto artistico e culturale; la dimensione europea; la mobilitazione e sensibilizzazione; la capacità di portare a termine il compito.

Nel 2014 Matera viene proclamata Capitale europea della cultura per il 2019. L’allora governo Renzi coglie quindi l’occasione di importare questa tradizione ormai trentennale, e istituisce nel decreto Cultura del maggio 2014 la “Capitale italiana della cultura”.

Nel caso della Capitale italiana della cultura la giuria si compone di sette elementi, scelti dal Ministro dei beni culturali e dalla Conferenza unificata Stato-regioni. 

Con un rapido sguardo ai criteri, però, è possibile riconoscere che l’iniziativa portata avanti dall’Unione Europea abbia obiettivi diversi rispetto a quella italiana. 

Se nei criteri UE grande rilevanza assume un’integrazione sempre più pervasiva nell’infrastruttura europea (la “dimensione europea”) connessa all’intreccio di uomini e conoscenze in ambito culturale (la “strategia culturale a lungo termine”), il corrispettivo italiano è mirato maggiormente a uno sviluppo dell’area (all’inizio si parla di “valorizzazione del territorio”) per poi fare riferimento esplicitamente ad “incrementare il settore turistico” e alla “realizzazione di opere e infrastrutture di pubblica utilità destinate a permanere sul territorio a servizio della collettività”. Anche grazie al “fare uso di nuove tecnologie”.

Due modi diversi di vedere la cultura: legame sovranazionale contro volano per il turismo, entrambi con un occhio strizzato neanche in maniera troppo velata alla crescita economica.

Culture e contro-culture

I benefici economici della nomina a Capitale europea della Cultura cominciano a manifestarsi due anni prima dell’evento e non si esauriscono col termine dello stesso, ma anzi continuano ad avere rilevanza fino a cinque anni dopo. Il fenomeno principale da osservare da questo punto di vista è, ovviamente, quello del turismo.

Gli investimenti necessari per la preparazione e lo svolgimento di questa kermesse sono stati spesso utilizzati per interventi di natura infrastrutturale tra cui, prevalentemente, l’ammodernamento dei beni culturali e delle infrastrutture del trasporto e la riqualificazione urbana. Questi investimenti si traducono anche in benefici per i settori coinvolti nell’indotto, pertanto, a trarne vantaggio sono stati i cittadini della città e del territorio circostante, la cui qualità della vita viene incrementata sotto vari punti di vista. 

Le attività di realizzazione del programma culturale, la promozione e il marketing della manifestazione, i costi del personale e dell’amministrazione, danno un contributo allo sviluppo e alla creazione di nuove figure professionali. Le ricadute positive non sono esclusivamente di natura economica: spesso l’evento modifica permanentemente l’offerta e l’immagine della città ospitante.

Alla proiezione di un’immagine positiva verso l’esterno si è quasi sempre accompagnato uno sviluppo dell’identità culturale della città, un’accresciuta partecipazione dei cittadini e del loro senso di appartenenza, una maggiore apertura verso l’Europa. 

Elemento particolarmente evidente è in quelle realtà caratterizzate da una forte presenza di comunità marginalizzate o gruppi etnici minoritari, in cui si è cercato di rafforzare il processo di inclusione e coesione sociale. La retorica dell’inclusività spesso tuttavia resta sulla carta!

In alcune Capitali della cultura sono nati movimenti di protesta per il conflitto tra l’identità culturale locale e la gestione del marketing come a Turku, in Finlandia, nel 2011 fu organizzato il contro-evento: “Capitale UE della controcultura”. 

Tra sogno e realtà 

Gli effetti vantaggiosi non sono né automatici né certi: l’iniziativa genererà tanti più risvolti positivi per il territorio, quanto più sarà vissuta non come semplice evento di natura culturale, destinato principalmente ai visitatori, ma come processo di sviluppo dell’intera città.

Non sono pochi i casi i cui la Commissione Europea, la corte dei Conti è dovuta intervenire.

Sono numerosi i casi di gestione approssimativa e poco trasparente. Matera esempio è riuscita ad esaltare su carta tutti i punti previsti per aggiudicarsi la nomina.

La gestione del tutto viene subito affidata ad una fondazione di partecipazione, la Fondazione Matera-Basilicata 2019.

Dopo due anni e mezzo lo stato di grave inadempienza spinge la giuria europea a manifestare preoccupazione “rispetto alla struttura della governance della Fondazione Matera 2019”.

Se sul fronte delle infrastrutture e dei lavori pubblici, c'è stata inadeguatezza rispetto al programma, tutt’altra sorte ha avuto l’aspetto del turismo e della partecipazione, con risultati eccellenti.

La Fondazione Matera-Basilicata ha rendicontato spese mensili per personale pari a 250 mila euro. Costo allarmante che ha spinto la Confesercenti Provinciale di Matera a chiedere alla Fondazione di “poter conoscere meglio l’impiego di tali risorse pubbliche, […] considerando i risultati mediocri che i lavori della stessa Fondazione stanno apportando alla Città di Matera e alla regione Basilicata”.

Una nomina che rappresenta un successo, dunque: ma che se spostato fuori da questo contenitore, lascia trapelare non pochi dubbi sulla visione occupazionale a lungo raggio e sull’integrazione strutturale tra città e cultura, tra il centro storico e periferie moderne.

Essere capitale della cultura 

Saltando ai giorni nostri la capitale della cultura italiana 2025 Agrigento ha ricevuto un cartellino giallo dalla corte dei conti siciliana ha avviato la procedura di controllo delle spese per gli eventi previsti dalla città Capitale della Cultura Italiana per l'anno 2025.  I magistrati siciliani comunicano l'avvio di un procedimento consultabile al link.

L’organizzazione della rassegna di eventi che dovrebbero tenersi nel corso dell’anno ad Agrigento sta andando male. 

Ad annunciare il mancato appuntamento di marzo dell’Efebo d’Oro Film Festival, è stato un comunicato del Centro di Ricerca per la narrativa e il Cinema, ente produttore e organizzatore della manifestazione, che ha tirato in causa l’Amministrazione comunale. “In assenza di qualsiasi conferma d’impegno”, si legge nella nota – l’Efebo si vede costretto ad annullare le previste iniziative per le giornate dal 27 al 29 marzo. “La perdurante assenza di certezze in merito al sostegno economico nell’imminenza delle date indicate – scrive il Centro di Ricerca – non consente una seria progettazione in linea con l’alta qualità della proposta culturale offerta dall’Efebo”.

Il concorso nato con radici prettamente culturali mirato al dialogo interculturale tra le varie anime europee si é trasformato in una sorta di "fondo per la ristrutturazione dei comuni in difficoltà". La città di Reggio Calabria in questi giorni è sede di polemica politica, spesso alla deriva dello sciacallaggio con al centro l'amministrazione in carica. 

La lettura dei vari dossier tra cui Pompei, Alberobello,  non lascia margine di dubbio. La commissione ha premiato l'iniziativa multinazionale come da bando e l'introduzione di elementi innovativi. 

É arduo per città dove la storia antica e le tradizioni e la forte  l'indentità culturale rimanere nello spirito e nelle linee indicate dal bando. Il bando vuole aperture extranazionali non basta la grandezza di Pompei, la bellezza di  Reggio, la tradizione di Alberobello. 

Il concorso è un premio a chi ha fatto o farà della cultura un'industria. Cultura che si può e si deve esportare e che é promozione turistica ma soprattutto economia trasversale.

Grandi e storiche città per avere il titolo devono lasciare un po' della loro storia o portare la loro storia oltre le mura. 

Reggio Calabria ha partecipato per rivalutare principalmente il suo nome, spesso sporcato "dal mare di merda", e ha avuto successo

La sua mancata nomina non è una sconfitta ma un indirizzo: per partecipare a gare nazionali o internazionali bisogna essere pronti e studiare benefici e costi . Per diventare simbolo culturale italiano, bisogna lavorare con conoscenze trasversali, mantenere questo indirizzo, produrre attività di qualità e far salire la città sotto l'aspetto culturale extraurbano.

La città potrà partecipare quando sarà consapevole della vetrina nazionale ed extranazionale della sua partecipazione, dovrà quindi presentare un calendario di eventi che siano effettivamente realizzati, ben visibili, e di valore. Il completamento del museo delle culture è una tappa dovuta, l'organizzazione non dozzinale degli spazi é una condizione necessaria. Il completamento del museo di arte contemporanea non può prescindere come la riqualificazione ed ampliamento delle installazioni presenti lungo il chilometro più bello del mondo. 

Non vincere ci ha liberato di un pesante fardello al quale la città non avrebbe potuto far fronte. Serve vera qualità culturale ed iniziativa di slancio  extraterritoriale ma serve ancor di più lasciare un po' del passato e proporre un'alternativa culturale personale e contemporanea.